Avezzano. Costretta a stare in strada di giorno e anche con il buio per chiedere le elemosina e portare i profitti a casa. A salvare dallo sfruttamento una bambina di 13 anni sono stati i carabinieri di Avezzano dopo la segnalazioni di alcuni cittadini. I responsabili sono stati scoperti e denunciati con l’accusa di riduzione in schiavitù.
Secondo l’accusa, la coppia residente ad Avezzano, ma con origini dell’Est Europa, si era approfittata della bambina che avevano in affidamento pe tre anni al fine di ricavarne dei profitti. Ora la piccola, con alle spalle un passato difficile e di povertà, è stata tolta ai due tutori per essere affidata ai servizi sociali ed è stata trasferita in una struttura protetta.
Dell’accaduto è stata avvisata la mamma biologica della bambina che attualmente si trova all’estero e che aveva affidato la figlia alla coppia tramite una scrittura privata ora al vaglio degli inquirenti. Sarà necessario capire se la donna era al corrente di quanto stava accadendo. Per il momento si sarebbe detta estranea ai fatti ma si teme che dietro alla vicenda possa esserci un vero e proprio business delle elemosine. Si tratta, tutto sommato, di una piaga sociale non nuova sul territorio e che purtroppo interessa anche Avezzano. La bambina, che ancora non ha compiuto 14 anni, chiedeva l’elemosina per le vie della città, costretta dai due aguzzini. È stata trovata dai militari dell’Arma dopo le segnalazioni dei cittadini e di alcuni commercianti del centro.
Alcuni testimoni la vedevano vagare tra la stazione e la zona di piazza Risorgimento chiedendo spiccioli ai pedoni o ai clienti di bar e locali. I carabinieri l’hanno colta sul fatto, mentre mendicavano in nella zona del centro. Trasandata e sporca, la 13enne ha raccontato la sua terribile condizione descrivendo la vita a cui era stata relegata. Prima la separazione dal fratellino, poi il viaggio in Italia nella speranza di un futuro migliore. Infine messa in strada e obbligata a chiedere l’elemosina. Non poteva tornare a casa se non aveva incassato i soldi necessari alla nuova famiglia e se disobbediva venivano unita. Si sta cercando di capire se la bambina venisse anche maltrattata e picchiata. Saranno gli assistenti sociali a fare luce sulla vicenda e a raccogliere il racconto della piccola. Solo a quel punto si capirà quale potrà essere il suo destino.
Questa vicenda è un esempio di una piaga sociale che affligge Avezzano, e che deve essere affrontata con decisione. Dietro a questo tipo di sfruttamento c’è spesso un business, che si basa sulla vulnerabilità dei bambini e delle loro famiglie. È importante che le istituzioni intervengano per proteggere i minori e per prevenire questo tipo di abusi. I due aguzzini, difesi dagli avvocati Luca e Pasquale Motta, rischiano una condanna che va da cinque a quindici anni di reclusione per riduzione in schiavitù di minore.