San Benedetto dei Marsi. Stamattina l’Abruzzo si è svegliato con una pessima notizia. L’orsa Amarena, diventata negli ultimi anni il simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e dell’intera regione, è stata brutalmente uccisa a fucilate.
Amarena era una celebrità, famosa per le sue scorribande nei borghi abruzzesi senza mai creare problemi, spesso con i suoi cuccioli al seguito, ed era amata da tutti. Da tutti tranne un uomo, però, che ha fatto fuoco contro di lei lasciandola senza vita e lasciando orfani i suoi cuccioli, ancora troppo giovani per cavarsela da soli.
“Svegliarsi con questa notizia è stata davvero dura. Amarena e i borghi dell’Abruzzo, dove sono le mie origini, sono stati per anni l’esempio di come si possa convivere civilmente e in armonia con gli animali selvatici, che prima di noi hanno il diritto di abitare le montagne e i boschi, essendo quello il loro habitat da sempre. Purtroppo questa armonia è stata infranta, la violenza che pervade il nostro Paese ha contagiato anche la mia terra d’origine e a farne le spese è stata una creatura che non aveva mai fatto del male a nessuno. L’Abruzzo stava ancora piangendo la morte di Juan Carrito, investito e lasciato agonizzante sulla strada, e ora anche sua madre Amarena ha trovato la morte per mano dell’uomo. Un uomo che purtroppo resterà a piede libero e probabilmente non sconterà nessuna pena nemmeno in caso di condanna, perché le nostre leggi non sono sufficienti a tutelare gli animali e a punire chi li maltratta e uccide. È ora di dire basta. È ora di cambiare le cose”, commenta Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection.
L’uomo, tempestivamente identificato dai Carabinieri Forestali, ha affermato di aver sentito dei rumori nella sua tenuta e temeva fossero dei ladri. Una volta vista l’orsa, avrebbe sparato per paura di essere attaccato.
“Una spiegazione che intanto non giustifica le fucilate multiple di cui si parla sui giornali, ma che andrà comunque verificata dall’esame necroscopico che dovrebbe essere effettuato dal Centro di Referenza Nazionale di Medicina Forense Veterinaria. Confidiamo che su questo caso, davvero emblematico, venga utilizzata da tutte le parti coinvolte la stessa scrupolosità che ha consentito di condannare alcuni anni fa l’uomo che uccise un altro orso a Pettorano sul Gizio, sempre in Abruzzo. Anche in quel caso l’uomo aveva detto di aver sparato per difendersi, ma i fatti hanno raccontato una realtà diversa. Dal canto nostro, daremo battaglia in tutti i modi in tribunale affinché venga fatta giustizia per Amarena”, afferma Michele Pezone – Responsabile Diritti Animali LNDC Animal Protection.