Dopo 25 anni la statua del patrono della città torna fuori dalle antiche mura. Un evento storico per la città e per la Marsica intera carico di tradizione ma soprattutto di grande devozione. C’è stata una grandissima partecipazione popolare in occasione del 375º anniversario del Miracolo di Sant’Antonio a Tagliacozzo. È stata anche l’occasione per tornare a misurare l’attaccamento del popolo di fedeli alla Chiesa locale e la fedeltà ai suoi santi patroni.
Centinaia di persone hanno partecipato alle cerimonie in onore del santo di Padova che nel 1647 salvò la città dall’invasione e dalla distruzione da parte dell’esercito spagnolo del Regno di Napoli.
La comunità dei frati francescani, guidati dal guardiano, padre Attilio Terenzio e il parroco don Ennio Grossi, insieme alle realtà di credenti sul territorio, ai portatori, all’Ofs, alle confraternite, alle associazioni e ai fedeli tutti, hanno fatto in modo che una occasione straordinaria come tale ricorrenza potesse ripetersi dopo 25 anni, in modo da non perdere la memoria di quel prodigioso evento e rinsaldare i legami di fede che legano la città e il territorio a Sant’Antonio di Padova. Determinante l’apporto della municipalità e in particolare del primo cittadino Vincenzo Giovagnorio, che hanno permesso di celebrare una ricorrenza che rappresenterà per sempre un tassello importante nella storia della città.
La storia del Patrocinio di Sant’Antonio di Padova sulla Città di Tagliacozzo fa riferimento a un curioso e singolare fatto che viene tramandato di generazione in generazione. Si racconta infatti, che nella Pentecoste del 1647, giorno di doppio precetto, due signori della Città un Argoli e un Mancini, appartenenti a famiglie in netto contrasto (come era consuetudine all’epoca), si incontrarono nella Chiesa di San Francesco, in uno stretto passaggio, tuttora esistente, che dal convento introduce nel presbiterio. Qual miglior occasione per un’esternazione dell’astio che li contrapponeva? Nessuno dei due volle cedere il passo all’altro e si venne alle armi: uno dei due morì. Le fazioni delle due casate armarono una guerriglia e si verificarono dei disordini nella città. Mentre a Tagliacozzo accadeva ciò per i motivi dianzi detti, a Napoli, allora capitale del regno, si verificavano altri disordini per la famosa rivolta ispirata da Tommaso Aniello, alias Masaniello, contro i dominatori spagnoli.
Il miracolo è legato a questo prologo. Infatti il viceré aragonese, appianata la questione politica nella Capitale, ebbe notizia anche dei disordini tagliacozzani e li associò alla rivolta partenopea, così decise di inviare una spedizione militare per punire Tagliacozzo. Venendo a sapere della decisione del viceré, i tagliacozzani caddero nella disperazione alla notizia in quanto non vi erano né armi per fronteggiare l’esercito spagnolo, né vi era tempo per correre a Napoli a spiegare i fatti alle autorità. Ci si affidò alla preghiera, o meglio, all’intercessione di Sant’Antonio di Padova. Era la fine di agosto del 1647, e il popolo tagliacozzano si riunì nella chiesa di San Francesco e pregava incessantemente presso la statua del Santo, nelle mani della quale era stato posto un memoriale di supplica in cui veniva chiesta la grazia e le cinque chiavi delle porte della Città. Si racconta che, all’intonar del “Gloria in excelsis Deo” dalle mani della statua cadde il foglio della supplica e in esso si rinvenne scritto il contrordine del Viceré che annullava la messa a ferro e fuoco di Tagliacozzo. Secondo lo storico Giuseppe Gattinara, il viceré accordò la grazia ad un fraticello (che sembra essere Sant’Antonio stesso) non tanto per salvare Tagliacozzo, ma perché era certo che il religioso non avrebbe mai potuto raggiungere il Comandante della spedizione militare ormai partita da giorni. Nell’immaginario del popolo tagliacozzano fu quindi Sant’Antonio stesso a fermare l’esercito spagnolo giunto ormai alle porte della città. Da allora il Santo divenne il patrono principale della città e proprio per questi fatti il sindaco, il giorno della festa del Patrocinio (ultima domenica di agosto) pone di nuovo nelle mani della statua le antiche chiavi della Città come atto di affidamento.
La processione di ieri, durata quasi tre ore, ha accompagnato in via eccezionale la statua miracolosa fuori dalle mura che cingono il centro storico, per giungere fino a via Marconi, luogo del Miracolo. I portatori hanno sollevato e trasportato, 4 per volta, la statua del santo del peso di circa 160 chili per oltre 5 chilometri, e in un tratto con pendenze proibitive che hanno permesso di arrivare nel centro storico fino in località Alto la terra. Poi la discesa fino alla parte bassa della città, in via Marconi. Questo non si verificava da molto tempo. L’ultima volta era avvenuto nel 1998 se si esclude il recente evento legato all’arrivo della reliquia da Padova. Di queste giornate rimarrà la grande partecipazione popolare, l’attaccamento della popolazione per le proprie tradizioni e la riprova di un incommensurabile desiderio di fede e devozione dei tagliacozzani che passa prevalentemente per la chiesa locale.