Tagliacozzo. Domani doppio appuntamento special al Festival di Tagliacozzo. Alle 12 a Marsia, la faggeta più grande d’Europa, il pianoforte di Danilo Rea incontra la straordinaria voce di Barbara Bovoli.
Un tributo emozionante alla riscoperta del genio e del talento di Enrico Caruso. Un racconto che inevitabilmente diventa anche un viaggio jazz che dalle arie celebri della grande Opera spazia fino agli autori del Novecento, alla canzone napoletana e al repertorio cantautoriale italiano, senza dimenticare la dedica, tra le più celebri e struggenti di sempre, rivoltagli da Lucio Dalla.
Un racconto originale affidato alle note sapienti di Danilo Rea e alla voce narrante di Barbara Bovoli, attraverso lo sguardo e le emozioni della moglie di Enrico Caruso, Doroty Park. I testi sono tratti dal libro Canto D’Amore di Mary Di Michele. Le incisioni di vecchi vinili, che girano ancora sui piatti dei grammofoni da collezione senza che le opere risentano del tempo, saranno di ispirazione per Danilo Rea e per la sua rivisitazione in chiave Jazz del genio musicale del grande tenore. Dal suo arrivo a New York, in quel tempio della musica che era il Metropolitan, sino al rientro a Sorrento, prima della sua morte avvenuta a Napoli nel 1921. «Una popstar ante litteram – ha detto Danilo Rea – nel modo in cui ha vissuto e attraversato il suo lavoro, tra produzioni discografiche, registrazioni e una vita senza troppe regole. Quando ha smesso di sentire da un orecchio, ha messo ancora più alla prova la sua voce, dunque un uomo che ha fatto della sofferenza la propria forza, grazie alla coscienza del talento. Ha saputo essere personaggio, un grande comunicatore che ha unito mondi, cantando a modo suo, a volte a dispetto dei puristi, spaziando con eclettismo tra forme e linguaggi musicali ».
Alle ore 21.30 in Piazza Duca degli Abruzzi Tagliacozzo accoglie l’Infinito Tour del grande cantautore Roberto Vecchioni.
Cantautore, paroliere, scrittore, poeta italiano, ha vinto alcuni dei premi e dei festival più importanti della musica italiana: il Premio Tenco nel 1983, il Festivalbar nel 1992, il Festival di Sanremo e il Premio Mia Martini della critica nel 2011; ha vinto inoltre il Premio Lunezia Antologia 2013. Nella sua opera, è ricorrente l’intrecciarsi del proprio essere con i più svariati miti della storia, della letteratura o dell’arte, questi ultimi presi in prestito, non tanto per descriverne le gesta, piuttosto come espediente per rappresentare una parte di sé. Dal 1969 al 1999 ha lavorato come docente in diversi licei classici delle province di Milano e di Brescia. Ha in seguito tenuto e tiene vari corsi universitari.
La prima parte dello spettacolo sarà dedicata ai brani del nuovo album per poi lasciare spazio ad alcuni classici del repertorio del cantautore, in una narrazione che tiene insieme la musica, la parola e l’immagine.
«L’Infinito è un grande spettacolo di canti, immagini e monologhi, che parte da un’idea precisa: l’infinito non è al di fuori di noi, non è introvabile, ma è dentro di noi, nella nostra anima e nelle nostre emozioni – spiega Vecchioni – tutta la prima parte dello spettacolo è giocata sul nuovo disco e sui personaggi che hanno battuto il destino, hanno combattuto il male, hanno amato la vita, gli altri e se stessi. Emerge un mio concetto recente, nuovo, di grande amore per tutto ciò che si fa e si vive. La seconda parte dello spettacolo, invece, è una specie di ritorno, uno sguardo sul passato con le canzoni di prima, che mostrano come si è arrivati a questo concetto di infinito attraverso pensieri particolari sull’amore, sul sogno, sull’esistenza, sul dolore, sulla gioia, sulla felicità… e come poi tutte queste piccole cose si siano ricomposte in un’unica idea, che è quella di amare la vita comunque sia, bella o brutta perché in realtà è sempre bella. Siamo noi che a volte la immaginiamo in un altro modo».
L’INFINITO di Roberto Vecchioni, prodotto da Danilo Mancuso per DME e distribuito da Artist First, è uscito il 9 novembre 2018 e, a due mesi dal lancio, ha vinto il Disco d’Oro con venticinquemila copie vendute (dato FIMI), nonostante la scelta in controtendenza di rinuncia della piattaforme streaming e download.
Il risultato attesta il successo della scelta di resistenza culturale anche dal punto di vista distributivo della canzone d’autore ed è un indicatore della necessità di punti di riferimento e messaggi autorevoli in un periodo contrassegnato da precarietà culturale.
Il lavoro discografico racchiude 12 brani inediti, con musica e parole del cantautore, disponibile in formato Cd, in edizione Deluxe arricchita dal saggio “Le parole del canto. Riflessioni senza troppe pretese” e in Vinile Limited Edition.
La distribuzione con mezzi esclusivamente analogici: solo cd e vinile senza piattaforme streaming e download, coerente al progetto discografico, indica la volontà di non trattare la musica come prodotto di consumo veloce, scaricabile con un click, di non decontestualizzare l’ascolto del singolo brano, parte integrante della narrazione che tiene insieme ritratti diversi, da Alex Zanardi a Giulio Regeni, dalla guerrigliera curda Ayse a Leopardi, che l’autore accomuna nell’amore per la vita.
L’album contiene l’eccezionale ritorno sulla scena musicale di Francesco Guccini che, per la prima volta, duetta con Roberto Vecchioni nel singolo “Ti Insegnerò a volare”, ispirato al grande Alex Zanardi.
Due padri della canzone d’autore si rivolgono alle nuove generazioni, in un periodo in cui tutto si dissolve nella liquidità e nella precarietà culturale, invitandole a sfidare l’impossibile. La storia del campione è la metafora della «passione per la vita che è più forte del destino».
«Questo brano – racconta Vecchioni – si specchia direttamente in quella che è stata chiamata la “canzone d’autore” e che non c’è, non esiste più dagli anni ’70. In realtà l’intero disco è immerso in quell’atmosfera perché là è nato e successo tutto. Là tutto è stato come doveva essere, cioè immaginato, scritto e cantato alla luce della cultura, semplice ed elementare oppure sottile e sofisticata, ma comunque cultura. Forse per questo Francesco Guccini (che ho fortemente voluto nel mio disco per quello che rappresenta, e lo ringrazio ancora di esserci stato), ha scelto di cantare con me».
Un album manifesto, «non 12 brani – come spiega Vecchioni – ma un’unica canzone divisa in 12 momenti», in una dimensione temporale verticale che rinvia al tema dalle suggestioni letterarie: la necessità di trovare l’infinito al di qua della siepe, dentro noi stessi.
L’album è il frutto della collaborazione di un team d’eccezione, Lucio Fabbri (produzione artistica): pianoforte, piano elettrico, organo Hammond, violino, viola, fisarmonica, basso elettrico e chitarra elettrica; Massimo Germini: chitarra classica e acustica, chitarra 12 corde, mandolino, bouzouki, ukulele, liuto cantabile; Marco Mangelli: basso fretless; Roberto Gualdi: batteria e percussioni.