Morino. C’è il forno comunale da inaugurare, le storie degli emigrati da scoprire e gli studi dei futuri architetti sulla rinascita del borgo di Morino vecchio da ammirare. E poi c’è la musica, le grida dei bambini in festa sulla piazza principale e il senso di comunità che trasuda dai sorrisi dei ragazzi, dai volti degli anziani che ammirano soddisfatti il fumo uscire dal comignolo del nuovo forno e la soddisfazione degli amministratori e degli organizzatori per aver aggiunto un piccolo tassello a quel progetto di tutela e valorizzazione che portano avanti da anni.
Ambient’arti è un festival dove si incontrano eventi culturali, sportivi e ricreativi con un unico filo conduttore: la rigenerazione del borgo abbandonato dopo il terremoto del 1915 e la rinascita della sua “comunità ideale”. Nel primo giorno di appuntamenti, organizzati grazie alla Strategia nazionale per le aree interne, gestiti dal Gal Marsica, e coordinati dalla Dmc Marsica, a farla da padrone è stata l’importanza di vivere la comunità guardando al passato con ammirazione e guardando al futuro con speranza.
Lo hanno spiegato a perfezione gli autori di “Terre in Viaggio”, il libro curato da Sergio Natalia e da giovani della Valle Roveto e pubblicato da Radici editore. Una grande valigia di cartone, tipica degli emigrati del secolo scorso, con dentro molte storie di emigrazione fatte di gioie, dolori e tanta speranza.
Proprio la speranza è uno dei punti al quale si è appesa la comunità di Morino quando, dopo il terremoto del 1915, ha dovuto rimboccarsi le maniche per ripartire. Il borgo vecchio, infatti, è stato distrutto dal sisma e poi abbandonato dai residenti che hanno voluto ricominciare da un’altra parte, a pochi chilometri di distanza. Quel borgo abbandonato che trasuda di storia è stato al centro dello studio dagli studenti del laboratorio di progettazione Architettonica del Politecnico di Milano coordinati dalla professoressa Emilia Corradi.
La loro idea di rigenerazione di Morino Vecchio e la creazione di case – studio per gli artisti che potrebbero godere del panorama unico della Valle Roveto durante le loro sessioni di ricerca ed elaborazione, sono diventate una mostra “Architetture per contesti fragili” che è stata inaugurata ieri nella sala consiliare del Comune di Morino.
A tagliare simbolicamente il nastro il sindaco, Roberto D’Amico, la direttrice della riserva naturale Zompo lo Schioppo, Rita Rufo, Giovanni D’Amico, referente dell’area interna, gli studenti del Politecnico e i giovani di Morino. Proprio tra quest’ultimi è nata una sintonia che poi si è trasferita nella piazza principale del paese dove ha preso forma la cena di comunità “Storie di acqua e farina”.
Per l’occasione, infatti, è stato inaugurato il forno comunale, un luogo di aggregazione e di riscoperta dei momenti di festa di un tempo. Tre pizzaioli per tutta la sera si sono dilettati a preparare e sfornare pizze con le ricette di un tempo per la gioia dei bambini e dei grandi. La musica ha chiuso la serata in un clima di condivisione e di gioia che da sempre caratterizza le comunità dell’Abruzzo interno.
Oggi alle 17, proprio nel borgo disabitato, prenderà vita il dibattito “Morino Vecchio: il paese ideale” insieme al sindaco Roberto D’Amico e a Giancarlo Rossetti(Comitato Morino Vecchio), Giovanni D’Amico (Presidente associazione Forestiamo), Emilia Corradi (Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano), Giuseppe Lombardini (CISA Consulting), Gianni Petricca, Gabriele D’Amicoed Eleonora Giovarruscio (referenti tecnici per i Comuni), Gabriella Monaco (esperta in marketing del territorio e autrice del progetto “Morino paese dei mestieri”) e Filiberto Ciaglia (del Festival dei Giovani dell’Appennino di Collarmele).
A seguire andrà in scena alle 19 “Bestie, uomini e dee” del teatro Lanciavicchio. Seguirà alle 21.30, dopo la degustazione di prodotti locali, Angelo Ferracuti (voce recitante) e Paolo Capodacqua (voce e chitarra) con il loro recital “Non possiamo abituarci a morire”.