Avezzano. Nei giorni scorsi è stato tutto un susseguirsi di comunicati stampa sulla riapertura del parco archeologico dei Cunicoli di Claudio, ma alcune di queste dichiarazioni anziché fare chiarezza hanno solo finito di confondere i lettori, a cui sono sembrate qualcosa di più simile ai proclami politici, soprattutto in vista dell’imminente tornata elettorale che aspetta l’Abruzzo nel 2024. Vediamo quindi di analizzare, carte alla mano, quello che è stato già fatto e le tappe che porteranno alla riapertura del parco archeologico.
Mettiamo subito in chiaro una cosa: i lavori sono stati ultimati e di questo sono stati informati tutti gli attori coinvolti tramite i canali istituzionali. Quindi nessuno, tranne chi non ha dimestichezza con le PEC, può affermare che non si conosce ancora lo stato di avanzamento dei lavori. Gli interventi, come descritto nelle relazioni che la Soprintendenza ha provveduto a mandare a tutti gli enti coinvolti, hanno toccato il parcheggio, la recinzione e l’illuminazione esterna, la messa in sicurezza del pozzo n°23, il restauro e la messa in sicurezza del cunicolo del Ferraro e di quello Maggiore, l’installazione della nuova cartellonistica e dei pannelli informativi, più tutta una serie di interventi minori ma non per questo meno importanti ai fini della fruizione. Infine, cosa non da poco, la Soprintendenza avrebbe stanziato altri 110.000 €, già pronti da investire per migliorare ulteriormente un parco archeologico che mira a diventare senza dubbio uno dei più importanti del centro Italia.
In questa nuova fase sono stati creati ben 4 percorsi di visita, più uno fruibile anche da persone con disabilità. Alcuni sono più semplici e alla portata di tutti, e per fruirne basterà essere accompagnati da una guida turistica e/o archeologica, altri invece sono più complicati, e per essere visitati richiederanno necessariamente l’accompagnamento da parte di personale specializzato, come le guide speleologiche.
Alcuni sostengono che debba ancora essere redatto un protocollo d’intesa, altri propongono il loro, redatto e firmato da chissà chi però non ci è dato saperlo. La realtà è che un protocollo d’intesa esiste già, ed è proprio quello che la Soprintendenza sta seguendo dal 2016, anno in cui venne redatto e sottoscritto da tutti gli attori coinvolti: la Regione Abruzzo, la Soprintendenza, il Comune di Avezzano, quello di Capistrello e la Camera di Commercio dell’Aquila. Qualcuno nelle scorse settimane aveva risollevato il problema con la firma di un altro protocollo, come Fabrizi di Confagricoltura, ma questa non è una richiesta unanime condivisa da tutte le associazioni di categoria a tutela degli agricoltori. Molti, infatti, non condividono l’incaponimento di Confagricoltura nella gestione di un parco archeologico, quando invece la priorità di un’associazione di categoria dovrebbe essere l’appoggio ai contadini del Fucino, soprattutto in un momento così complicato. Anche perché risulta difficile credere che chi ha già in disponibilità da anni il parco dell’Incile (il Madonnone) e finora ha fatto poco o nulla per dimostrare che possa esistere un modello di business legato alle visite guidate, possa pensare di gestire anche un parco archeologico come quello dei Cunicoli di Claudio.
Lungimirante invece l’apertura di Patrizia Gallese, assessore alle aree archeologiche del Comune di Avezzano, che chiede di individuare figure professionali valide e competenti, che possano andare a chiudere gli ultimi anelli mancanti della catena, che comunque vede tutti gli organi coinvolti, nessuno escluso. Già, perché quello che forse non è chiaro a qualcuno, è che nella gestione di un parco archeologico così importante come quello dei Cunicoli di Claudio, sarà necessario l’aiuto di tutti. E, aspetto più importante, solo la serietà di tutte le parti in causa consentirà di superare anche questo ultimo gradino e di riaprire a strettissimo giro i Cunicoli di Claudio.
E infatti l’ultimo step della roadmap per la riapertura, come da protocollo sopracitato, prevede proprio l’individuazione degli attori idonei, che possano gestire una realtà importante come quella che è stata realizzata. Ormai infatti non si tratta più solo di aprire una porta e di far entrare qualche visitatore, ma di una vera e propria esperienza storico/speleologica, che coinvolgerà a 360° i visitatori nella scoperta della più grande opera idraulica dell’antichità. E questo potrà essere fattibile solo e quando si individueranno le figure giuste per gestire tutti i percorsi creati.
Se questo avverrà in breve tempo la riapertura potrebbe essere più vicina di quello che si pensa, ma questo accadrà solo quando alcuni degli attori capiranno che qui nessuno corre il rischio di essere estromesso dal progetto, anzi, di spazio ce n’è per tutti, e che invece c’è solo bisogno di coinvolgere anche ulteriori realtà, indispensabili per aiutare il territorio a compiere un ultimo passo di specializzazione, che permetterà a tutto il mondo di godere delle nostre meraviglie nel modo più piacevole e professionale possibile, ma soprattutto in completa sicurezza.