Avezzano. Non voleva uccidere quando ha ferito con un coltello il parroco all’interno della sagrestia. È quanto emerso dalla perizia medicolegale eseguita per stabilire se l’intenzione di Luigi Cellini, 77 anni, pensionato di Trasacco, era quella di uccidere don Francesco Grassi.
Una svolta nel caso di tentato omicidio avvenuto a maggio dello scorso anno nella basilica dei Santi Cesidio e Rufino. Il pubblico ministero ha accolto la richiesta della difesa di derubricare il reato a lesioni aggravate dall’uso dell’arma e da motivi futili. Per tale motivo, l’udienza è stata aggiornata al 28 aprile prossimo.
LA PERIZIA. Secondo gli accertamenti dell’anatomopatologo Cristian D’Ovidio, le ferite non erano finalizzate a uccidere. E’ stata quindi esclusa la volontà di commettere un omicidio da parte del pensionato, ma solo quella di ledere, di provocare lesioni. “Il mio assistito”, ha sottolineato l’avvocato difensore Antonio Milo, ha ribadito la richiesta di essere perdonato dal parroco per quanto accaduto. Il 28 aprile ci sarà l’udienza preliminare davanti al giudice Mario Cervellino durante la quale, con ogni probabilità verrà richiesto il patteggiamento.
LE ACCUSE. Il pensionato doveva rispondere inizialmente dell’accusa di tentato omicidio. Per l’anziano, arrestato e messo ai domiciliari, la difesa aveva chiesto e ottenuto il rito abbreviato condizionato all’esecuzione di una perizia medico-legale. Lo scopo della difesa era infatti quella di dimostrare che non c’era volontà di uccidere nel comportamento dell’accusato. Il perito, tenendo conto delle lesioni e della loro entità, è arrivato a tale conclusione. Il prete era finito in ospedale a causa di diverse ferite tra cui una al collo. Il sacerdote, durante l’aggressione, era riuscito a uscire fuori e a chiedere aiuto ai carabinieri. Dopo l’episodio aveva già perdonato il suo aggressore. “Ci eravamo già incontrati, lo avevo ricevuto due volte in chiesa”, aveva raccontato il sacerdote, “ma non avrei mai pensato a una possibile aggressione. Gli voglio bene, come gli ho detto, e spero che Dio gli dia la forza di guarire presto. Per lui ho solo due parole: misericordia e perdono”.
IL MOVENTE. Alla base dell’aggressione ci sarebbe la mancata elezione di Cellini nella confraternita della Madonna di Candelecchia. Il pensionato, che per anni ha lavorato negli ex Mercati generali di Roma, è molto devoto e affezionato al luogo di culto. Cellini ha probabilmente ipotizzato che la sua mancata rielezione fosse stata influenzata da una mancata buona parola del parroco nei suoi confronti. Cellini, dopo l’aggressione, era tornato a casa e aveva atteso che i carabinieri andassero a prenderlo. Don Francesco Grassi aveva fatto subito il nome di Cellini e i militari nel giro di pochi minuti lo avevano fermato e arrestato. L’arma ritrovata, un coltello da cucina, era quella utilizzata per colpire don Francesco. Le indagini sono state coordinate dal procuratore Maurizio Maria Cerrato.
Ancora oggi, a distanza di tempo, il pensionato, tramite il suo legale, ha fatto sapere di avere il fervente desiderio di incontrare il parroco per chiedere perdono di persona. Ciò non è stato possibile ma don Francesco ha più volte dichiarato, già poche ore dopo il ferimento, di aver perdonato il suo aggressore.
Ora l’iter giudiziario è mutato notevolmente. La richiesta di rito abbreviato è decaduta a favore di quella di patteggiamento essendo cambiato il reato contestato. Nell’udienza aggiornata al 28 aprile prossimo la difesa presenterà ufficialmente l’istanza.