L’Aquila. “Lo scorso 15 dicembre ho sottoscritto con i colleghi senatori Cucchi, De Cristofaro e Magni un’interrogazione a risposta scritta rivolta al Ministro Nordio sul tema dell’indennizzo per ingiusta detenzione e in particolare sul caso di Giulio Petrilli. La risposta non è stata affatto soddisfacente”, così in una nota Michele Fina, senatore del Partito Democratico.
Fina prosegue: “Non è la prima volta che mi occupo del caso, già in passato ho avuto modo di porre in evidenza la portata della norma sull’ingiusta detenzione e dei principi di umanità e giustizia che è chiamata a tutelare. Il pieno rispetto dell’art. 24 della Costituzione e delle determinazioni più volte assunte in sede europea esigono una grande attenzione da parte delle Istituzioni affinché la norma sia sempre più aderente ai principi per cui il legislatore ha ritenuto di colmare la distanza tra rispetto della legge e riparazione dell’errore.
La risposta del Ministro Nordio ribadisce come le frequentazioni delle vittime di errore giudiziario configurerebbero una condotta definibile colposa che non consente dunque il riconoscimento al risarcimento.
Un punto molto discusso e controverso, più volte evocato dal Ministero come esimente per gli organi inquirenti nella configurazione dell’errore giudiziario. La vittima dell’ingiusta detenzione, in questo modo, resta priva del diritto di vedersi riconosciuto il risarcimento: una condizione difficile da accettare che rischia di vedere inapplicata la norma e i suoi principi ispiratori.
C’è ancora molta strada da fare per rendere pienamente accolti i principi di umanità e giustizia nell’ordinamento, sempre contemperati alla doverosa necessità di evitare che lo Stato possa soccombere di fronte a rivendicazioni inaccettabili di chi non ne merita il riconoscimento. Il mio impegno, come già espresso più volte, resta quello di lavorare nelle Istituzioni per una piena e equilibrata applicazione dell’art. 314 affinchè chi davvero ne merita i benefici, come Giulio Petrilli, possa sentire vicino lo Stato e la Repubblica”.