L’Abruzzo è una regione piena di tradizioni, ma forse in pochi sanno che una parte di queste riguarda l’intrattenimento e nello specifico i giochi di una volta. L’avvento del digitale ha fatto dimenticare a molti le attività che venivano svolte un tempo tra i vicoli dei paesini, ma c’è anche chi è pronto a difendere il valore culturale di quei giochi nella speranza che possa continuare ad esaltare il folklore locale. Uno dei più famosi è probabilmente il “gioco della campana”, che consiste nel disegnare a terra delle caselle numerate che tutte insieme assumevano la forma di una campana, per poi saltarci sopra con un solo piede. Lo scopo del gioco è quello di allontanare una pietra che veniva lanciata su una delle caselle, per poi fare ritorno al punto di partenza.
“Ppìccicamure” era ed è invece un grande classico delle feste cittadine, in occasione delle quali i più piccoli erano soliti ricevere dai genitori qualche soldino da spendere in giro. Sono infatti le monete il fulcro del gioco, in quanto vanno lanciate vicino ad un muro nel tentativo di farle cadere più lontano rispetto a quelle degli altri giocatori; in una seconda fase il vincitore doveva poi indicare una delle facciate delle monete e lanciarle tutte per conquistare quelle che rispecchiavano il pronostico indicato. Anche nel “Santill” si usano le monete, che devono essere però poste su un mattone da colpire per farle cadere a terra, nella speranza di vincere quelle che restano comunque nei pressi.
Nel “gioco dei castelli” si utilizzano invece oggetti di fortuna, più facilmente reperibili rispetto alle monete, come le noci: in questo caso lo svolgimento è piuttosto elementare e richiedere di lanciare una noce sopra a quelle già presenti a terra, nel tentativo di formare un “castello”, senza che si disperdano. Il “gioco della “fossetta” prevede che ad essere lanciato sia un sassolino, destinato in una piccola buca. Un gioco di gruppo è infine il “Cocuzzaro”, nel quale i partecipanti sono detti “cucuzze” e sono contrassegnati ognuno da un numero. Chi ricopre il ruolo di “Cocuzzaro” canta una filastrocca menzionando all’improvviso il numero di uno dei giocatori, che deve nominare il numero di uno degli altri. Colui che commette un errore deve pagare penitenza.
La tradizione abruzzese, comunque, non si limita ai semplici giochi da strada. Il “Cucco” è infatti un gioco di carte molto conosciuto e praticato dalle parti di Teramo, specialmente in occasione del Natale. Si tratta di fatto di una versione alternativa della briscola, nota anche come “Stu”. Per giocare serve un mazzo di 40 carte particolari, che possono avere ovviamente valori differenti. Rispetto alla briscola classica, è concesso rientrare anche dopo essere stati fatti fuori. Il significato del “Cucco” è soprattutto allegorico: la tavolata rappresenta la società umana, le carte invece la sorte e via dicendo.
Molti di questi giochi sono rimasti scolpiti nella memoria dei più adulti, che hanno trovato però nuove forme di intrattenimento proprio nel gioco digitale. Anche se giochi specifici come il “Cucco” non godono di una loro trasposizione virtuale, le partite di carte ai giochi più classici vengono effettuate perlopiù a distanza. Considerando le slot online e la varietà delle attrazioni sul web, non sorprende che chi ricerca il divertimento sia incuriosito dalla continua proposta di novità tecnologiche. Tuttavia, in mezzo alle strade dei vicoli abruzzesi è ancora possibile imbattersi in qualche gruppo di ragazzini che si accontentano di giocare con monete e sassolini…