Avezzano. A poche ore dall’incontro tra la proprietà della Cartiera Burgo e le parti sociali per discutere sul futuro del sito marsicano, sulla paventata chiusura dell’azienda interviene Gino Milano, consigliere regionale di Api. “La mozione per salvare la cartiera Burgo di Avezzano, votata da tutte le forze politiche, è solo il primo atto di un impegno comune che deve riguardare tutte le componenti istituzionali e sociali”. Ha affermato il capogruppo di Alleanza per l’Italia in Consiglio regionale Milano, il quale ha anche evidenziato che in ragione delle dimensioni nazionali dell’impresa marsicana interessata dalla crisi occorre, sin da adesso, una mobilitazione ed un intervento di tutti i parlamentari abruzzesi che, supportati dall’azione della Regione, devono ottenere dal Presidente Monti l’immediata apertura di un confronto ai più alti livelli con i vertici della Burgo Group. In questo
momento il cuore della politica regionale, ivi compresi i livelli provinciali, e le rappresentanze sindacali devono concentrare i loro sforzi sulle 97 aziende abruzzesi in crisi, che coinvolgono oltre 20.000 occupati, con più di 6.000 posti di lavoro a rischio, di cui almeno 1.350 già perduti. Da una lettura critica della mappa delle aziende che soffrono, emerge anzitutto che il settore metalmeccanico è il più colpito, con 51 aziende in crisi (cioè più della metà del totale) tra tutte le province abruzzesi, con 11.700 occupati e 3.300 posti a rischio. La causa-principe delle crisi è senz’altro da ricercare nelle drastiche contrazioni del mercato, che in alcuni casi determinano anche crisi finanziarie. Ma oggi cresce anche la preoccupazione per la dinamica occupazionale: se nel 2011 erano stati riconquistati 12.000 dei 24.000 posti persi del 2009 rispetto all’anno precedente, il nuovo calo del PIL, dopo il balzo in avanti del 2010, riporta l’Abruzzo sotto la media nazionale per crescita della ricchezza. Al fine di imboccare una via d’uscita a questo angoscioso tunnel, molto dipenderà dalla capacità di trovare eque sintesi e soluzioni condivise a livello europeo; mentre, a livello nazionale, va affrontato il problema del fisco, abbattendo le tasse stratosferiche a carico dei lavoratori. Venendo a noi, anche a livello regionale e comunale, una cosa fondamentale che si può fare, e subito, è alleggerire il carico fiscale sul lavoro, modulando le aliquote Irpef per superare il sistema dell’aliquota unica, che peraltro stride non poco con il principio costituzionale della progressività del prelievo. Infatti non possiamo illuderci che sia l’export a tirare l’Abruzzo fuori della crisi, il quale pesa solo per 1/5 dell’economia, ma occorre rilanciare i consumi interni. Introdurre una modulazione fiscale non solo è intrinsecamente giusto, ma costituisce la via maestra per rilanciare i consumi, e quindi l’economia. A ciò va aggiunto il taglio della spesa improduttiva (in ogni suo ambito, più o meno manifesto) e l’accelerazione della ricostruzione dell’Aquila e del cratere del sisma, come convenuto peraltro con il Ministro Barca lo scorso 17 aprile. Molto, dunque, si potrebbe fare, e lo spazio per la politica regionale è davvero notevole. E’ questo il momento della responsabilità e della politica con la “P” maiuscola, quella che deve dare risposta alla prima esigenza di cittadinanza: il diritto al lavoro”.