Celano. “Dopo la realizzazione del Sentiero Storico della Serra di Celano, la riscoperta e la ripulitura del Monastero dei Monaci Celestini di San Marco all’interno delle Gole di Celano-Aielli e l’allestimento della palestra di arrampicata sportiva su falesia della pineta del Monte Tino, un’altra opera ricca di valori storici, artistici e simbolici è stata faticosamente portata a termine dalla Sottosezione C.A.I. di Celano. Si tratta del restauro conservativo del frammento di dipinto rupestre raffigurante San Giorgio e il drago, presente su una parete rocciosa lungo il sentiero CAI 11 B che da colle Felicetta porta sopra il pianoro di San Vittorino di Celano. L’opera è stata realizzata con il patrocinio del Comune di Celano. Il dipinto rappresenta la tipica raffigurazione di San Giorgio (messaggero e cavaliere del bene) nell’atto di infilzare il drago (segno palese del male). Nella parte superiore a sinistra e a destra rispetto al volto si legge la frase + BEA (TUS) GE(ORGI)I, mentre sotto le zampe del cavallo bianco, simbolo di purezza, le lettere AS.
Dopo aver ricevuto l’Autorizzazione dell’Ente Parco Sirente-Velino e della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di L’Aquila e Teramo, all’inizio dello scorso mese di settembre sono iniziati i lavori, portati a termine domenica 30 ottobre. Con la costruzione dell’impalcatura portata a spalla dai soci della sottosezione CAI di Celano, è iniziato l’intervento di restauro del dipinto eseguito dalla ditta Angelani Restauro di Castelfidardo (AN) con la direzione dei lavori condotta con tenacia e competenza dal reggente della Sottosezione CAI di Celano Giuseppe Ruscio” così, in una nota, il professore Angelo Ianni.
“Stato di conservazione
I lavori eseguiti nel precedente restauro del 1995 risultavano ormai non più sufficienti a preservare l’affresco. I ritocchi erano alterati e slavati, le stuccature decoese e deadese al supporto roccioso. Con il passare del tempo, le variazioni termoigrometriche vertiginose e l’esposizione ad ogni tipo di intemperie avevano causato l’assottigliamento della pellicola pittorica e numerose perdite dell’intonaco in buona parte della porzione destra, superiore ed inferiore, in cui si intravedono tracce del volto e delle zampe del cavallo, del drago trafitto e dell’iscrizione intitolata a San Giorgio. Dai test preliminari è stata notata la presenza di uno strato giallastro ed opalescente non completamente reversibile, molto concentrato sulle campiture rosse e sul volto di San Giorgio. A circa un metro di distanza dall’affresco, sono presenti piccole porzioni di intonaco, le quali fanno presumere che la rappresentazione non fosse unicamente dedicata a San Giorgio e che in passato vi fosse un’altra figura.. La consuetudine locale la identifica a San Vittorino, il santo a cui è dedicato il pianoro.
Intervento di restauro conservativo
Dopo aver eseguito l’intervento di pulitura dell’affresco, è stato effettuato il consolidamento preliminare con emulsione acquosa all’interno dell’ampio cretto ed all’interno dei distaccamenti. L’intervento di restauro ha avuto come fase principale il consolidamento, che consiste nel ristabilire l’adesione e la coesione sia tra intonaco e parete, che tra intonaco e parete rocciosa di supporto, che tra intonaco e pellicola pittorica. Sono state eseguite iniezioni di resina all’interno dei distaccamenti e del cretto dell’intonaco. In seguito si è passati alla stuccatura di tutte le lacune tramite due tipologie di malta a base di calce e inerte: una malta più grossolana è stata applicata lungo i bordi e nelle porzioni di intonaco più ampie, da lasciare a vista; una simile all’intonaco originale è stata utilizzata per riempire i vuoti del cretto e per portare a livello le restanti lacune. È stata stuccata anche la parte dello steccato rosso a sinistra della testa di San Giorgio, diversamente per la porzione mancante della testa del cavallo, troppo deteriorata. Una prima integrazione pittorica delle lacune è stata effettuata con colori ad acquerello, poi si è passati alla protezione superficiale necessaria non solo per impermeabilizzare la superficie, ma anche per poter riattivare parzialmente lo strato filmogeno alterato e rendere fruibili le cromie del dipinto. Una pensilina in legno è stata posta a protezione del dipinto dalle intemperie e dal sole diretto. Infine è stata effettuata la protezione finale a pennello con resina acrilica in soluzione. La stessa è stata miscelata con pigmenti inorganici per completare il ritocco pittorico delle lacune, così da restituire la leggibilità delle cromie e dei volumi del dipinto” prosegue Ianni.
“Datazione e tecnica di esecuzione
Il dipinto (data presunta di esecuzione XII-XIII secolo) è stato realizzato su una parete rocciosa su strato finissimo di intonaco con la tecnica dell’incisione ‘a fresco’ (sabbia e calce delle rocce limitrofe setacciata fine). Per segnare le parti geometriche del disegno è stato inciso l’intonaco con tanto di grande compassi e righelli di legno. Sono state così disegnate l’aureola circolare di san Giorgio e i contorni della cornice rossa che delimita l’area della rappresentazione.
Scopo del restauro
Il restauro ha avuto lo scopo di assicurare l’opera alla sua collocazione attuale, isolando l’affresco dalle principali cause del suo deterioramento: l’acqua sotto forma di percolazioni e condensa, ed il sole diretto. A tal fine sono state rimosse le componenti del precedente restauro, non più attive, quali le stuccature concentrate lungo i bordi ed i ritocchi alterati. Sono state effettuate delle prove di pulitura della superficie con miscele di solventi e soluzioni acquose con proprietà detergenti e chelanti, sia in forma libera che addensata.
Seconda fase di divulgazione e valorizzazione
E’ prevista una seconda fase di lavori in cui saranno allestite due staccionate e una ferrata che renderanno più sicura la visitazione del sito. Inoltre, dopo la ripulitura del sentiero che dalla chiesetta degli alpini porta sopra il pianoro di San Vittorino, verrà installata una tabella informativa nelle vicinanze del dipinto in cui si racconterà la storia dell’affresco insieme al suo restauro. Inoltre verrà pubblicato un libro per raccontare la storia del restauro in modo che tutti, comprese le future generazioni, possano venire a conoscenza dell’esistenza di un raro esempio di pittura rupestre ancora visibile tra le pareti rocciose delle montagne d’Abruzzo” conclude Angelo Ianni.