Avezzano. Giorni di intensa attività per il settore lavori pubblici del comune di Avezzano dove, dopo lo sblocco all’annosa vicenda del Nuovo Comune nella parte nord della città con l’ok alla gara per la progettazione del completamento, l’amministrazione Di Pangrazio spinge anche sull’asse centrale della città con l’obiettivo di dare nuova luce alla parte storica e identitaria di Avezzano, quella che collega Piazza Torlonia, Parco Ex Arssa e collegiata di San Bartolomeo.
Il settore diretto dal dirigente Antonio Ferretti sta affidando i lavori di scavo, restauro e valorizzazione del parco archeologico proprio della collegiata San Bartolomeo, per recuperare il sito che versa in condizioni di incuria ed abbandono, ridando all’area il giusto valore. C’è anche un obiettivo parallelo: creare una maggiore integrazione con il quartiere aprendolo alla socializzazione e al tempo libero.
Così, di concerto con la Direzione generale archeologica, belle arti e paesaggio Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo l’ente ha deciso di orientare l’intervento verso soluzioni che pongano al centro segni riconducibili alla sacralità̀ del luogo aprendolo però ai cittadini.
“Il progetto – spiega l’assessore ai lavori pubblici Emilio Cipollone – si articola in due interventi, entrambi con lavori di scavo, restauro e valorizzazione. Il primo riguarda l’area attualmente destinata a parcheggio, il secondo l’area archeologica. Il comune punta al completamento degli scavi nella zona adiacente l’attuale area archeologica, per una superficie di circa 493 mq. Ma i lavori prevedono anche la realizzazione di una scalinata, l’apertura dello spazio ed alcune recinzioni di protezione.
Nell’area degli scavi, invece, verrà̀ ripristinato il piano di calpestio asportando il materiale presente e sostituendolo con ghiaietto su un fondo in tessuto geotessile per evitare lo sviluppo della vegetazione. Naturalmente, l’operazione avverrà̀ sotto supervisione di esperti archeologi per evitare il danneggiamento dei resti della chiesa”.
Previste anche sedute in acciaio corten da posizionare in corrispondenza dei pilastri dove oggi sono visibili i resti dei basamenti, per enfatizzare quella che era l’architettura originaria. Con lo stesso intento è stata pensata la pavimentazione della piazza che, tramite un gioco di diverse colorazioni dei materiali, riproduce, in maniera semplificata, quello che era il prospetto frontale dell’edificio. “Entrando nella nuova Piazza di San Bartolomeo – dichiara la consigliera Antonietta Dominici – si avrà̀ subito la percezione di vivere in un luogo dalla grande valenza storica immersi in quello che è stato il passato del posto e con il riconoscimento degli elementi architettonici che caratterizzavano l’edificio crollato”.
Nel progetto sarà̀ presente anche una passerella pedonale che permetterà̀ l’attraversamento agevole da Piazza S. Bartolomeo a Via O.Mattei. Il tutto con un sistema di illuminazione costituito da lampade a terra a luce radente che servirà̀ anche la piazza pavimentata e un nuovo sistema di deflusso per il drenaggio delle acque.
“Un’opera importante – conclude l’assessore ai lavori pubblici Emilio Cipollone – che parte contemporaneamente rispetto ai lavori del Parco ex Arssa il cui progetto verrà presentato ai cittadini agli inizi di settembre ma rispetto al quale sono iniziate le attività di sgombero e presto consegneremo i lavori. Al via anche quelli di manutenzione straordinaria del Castello Orsini con la sostituzione dei pannelli isolanti per impedire infiltrazioni e garantire la giusta fruibilità”.
NOTE STORICHE SUL PROGETTO DI PIAZZA SAN BARTOLOMEO
Piazza San Bartolomeo era chiamata anticamente Piazza del Pantano perché́ nei tempi remoti c’era uno dei numerosi acquitrini (pantani) di cui Avezzano era ricchissima. Altri sostengono, però, che il nome derivi dal fatto che, nei secoli trascorsi, spesso il Fucino inondava parte di Avezzano fino a raggiungere il luogo ove si ergeva il tempio. Nello spazio antistante le acque ristagnavano, poiché́ non avevano possibilità̀ di fluire a valle e, di conseguenza, formavano un pantano fino alla loro definitiva evaporazione.
Piazza San Bartolomeo era considerata una specie di passerella serale.
La piazza era così chiamata, poiché́ al suo centro si ergeva la chiesa omonima, sorta su antico tempio pagano. L’edificio sacro era a tre navate e aveva, lateralmente, il campanile, la base del quale ancora oggi è visibile. L’interno conteneva, oltre a quello maggiore, ben undici altari minori arricchiti da dipinti. La parte antistante della Chiesa di San Bartolomeo era delimitata da colonnine in pietra, tre delle quali sono ancora visibili nell’attuale Largo Pantano, sulle quali i ragazzi si divertivano a giocare. La piazza era circondata da una serie di superbi palazzi, tra i quali quello del Rebecchino, sede di un circolo ricreativo dei benestanti della città: avanti, spesso, veniva eretto un p Dopo il terremoto del 1915 la città sorse secondo modalità̀ e parametri urbanistici diversi che finirono per compromettere in buona parte la memoria storica degli abitanti. In virtù̀ del Piano Regolatore e di Ampliamento del 1916, l’antico centro storico fu abbandonato e la zona di nuova edificazione fu individuata più a settentrione; fu solo a partire dal 1924 che si recuperò l’area della vecchia Avezzano, demolendo i ruderi, sgomberando le macerie e sovrapponendo il nuovo impianto urbanistico a pianta regolare su quello originario, tanto che l’attuale via Orazio Mattei tagliò e sigillò la Collegiata.
Malgrado tale sconvolgimento, taluni resti dovevano ancora conservarsi e vennero annoverati fra i beni vincolati della provincia dell’Aquila dall’allora Ministero della Pubblica Istruzione, nel 1927.
Tuttavia, durante i lavori per la realizzazione da parte dell’Ente per la Valorizzazione del Fucino di un edificio da destinare all’Ufficio del Lavoro e della Massima Occupazione, le emergenze relative alla parte settentrionale della chiesa e all’abside furono definitivamente distrutti.
Nel 1965, in occasione del 50° anniversario del terremoto, furono sistemati due capitelli appartenenti alla collegiata.
Dal 1999, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha decretato l’immobile dell’ex collegiata di San Bartolomeo vincolato ai sensi della Legge n. 1089/1939.
Nel 2001 si conservavano i resti murari basamentali relativi alla torre campanaria, nell’angolo nord-est di Largo San Bartolomeo, e alcuni contrafforti sul lato ovest, risalenti alla seconda metà del XVII secolo e furono recuperati diversi frammenti di pietra lavorata, di tegoloni, di affreschi e di forme ceramiche, oltre a numerosi resti ossei umani, da collegarsi con l’esistenza di aree di seppellimento di pertinenza della chiesa.
I lavori condotti tra il 2004 e 2005 attraverso un’indagine archeologica estensiva nell’area della chiesa si prefiggevano di recuperare il primo impianto altomedievale dell’edificio di culto e le eventuali preesistenze tardoantiche e di epoca romana (resti di una villa rustica, sepolture della necropoli già parzialmente testimoniata nella zona, viabilità) e portarono al ritrovamento di strutture di notevole interesse per le quali si è proceduto al restauro.