Tagli boschivi in Abruzzo nelle aree protette, la Regione omissiva per due anni e mezzo sulla trasparenza e partecipazione del pubblico previste dalle norme.
La diffida della SOA sortisce effetto, pubblicati 16 progetti in pochi giorni per decine di migliaia di quintali di legna e migliaia di alberi da tagliare nei parchi abruzzesi.
Ora è possibile inviare osservazioni. Prime criticità, dal periodo di taglio alle quantità di alberi da prelevare in aree importanti per Picchio dorsobianco, Balia dal Collare, Orso bruno marsicano, chirotteri e anfibi.
L’Aquila. La Regione Abruzzo ha omesso per due anni e mezzo la trasparenza e la partecipazione del pubblico sui progetti di taglio boschivo nelle aree protette della rete Natura 2000, violando le specifiche norme statali approvate a fine 2019 che da allora prevedono la pubblicazione sul sito istituzionale dei progetti e della procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale dando 30 giorni di tempo ai cittadini e alle associazioni per le osservazioni.
La questione è emersa dopo due casi di tagli avvenuti alle Sorgenti del Pescara e al Parco Nazionale d’Abruzzo dove la Stazione Ornitologica Abruzzese è dovuta ricorrere all’accesso agli atti per avere i documenti. A quel punto, verificata la violazione diffusa delle norme, l’associazione ha inviato una dura diffida alla Regione chiedendo l’immediata pubblicazione della documentazione.
Magicamente in pochi giorni sono comparsi sul sito regionale ben 16 progetti relativi ad altrettanti tagli boschivi nei parchi, alcuni dei quali assolutamente rilevanti per estensione e vulnerabilità delle aree interessate.
Si va dai 17.000 quintali di legna da tagliare in tre anni su 17 ettari di bosco a Palena nel Parco nazionale della Majella ai 5.340 quintali per circa 2.000 piante da tagliare a Bisegna nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise; dai 35 ettari di Stazzo di Preccia a Scanno ai 14 ettari di località Briccialone a Gagliano Aterno nel parco regionale del Sirente-Velino dove il comune vuole tagliare alberi per ottenere 14.490 quintali di legna a uso commercio su un uso civico per far fronte alle esigenze di bilancio, fino ad arrivare ai 15,3 ettari (e 22.238 quintali di legna) interessati da un intervento vicino al Lago di Provvidenza nel parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Non aiuta il fatto che la Regione Abruzzo ha previsto ben tre possibili percorsi amministrativi per le procedure di Valutazione di Incidenza Ambientale a seconda dei progetti. Alcuni vanno al comitato VIA regionale, altri sono gestiti direttamente dai comuni, spesso privi di personale specializzato come ornitologi e botanici, mentre i tagli boschivi sono esaminati e autorizzati dagli uffici del dipartimento agricoltura della regione. Il ruolo dei parchi, che pure devono comunque dare i propri nulla osta per la legge sulle aree protette, si limita a un parere obbligatorio sulla Valutazione di Incidenza Ambientale. Non sarebbe meglio affidare direttamente a loro tutto il procedimento autorizzativo anche per evitare moltiplicazioni burocratiche?
Dichiara Augusto De Sanctis, consigliere della Stazione Ornitologica Abruzzese “Sottrarre i progetti alla trasparenza e partecipazione prevista dalle norme è un fatto grave e solo grazie all’intervento della SOA una parte della vicenda è stata risolta e ora i cittadini e le associazioni possono dare il proprio contributo al percorso di autorizzazione sui tagli boschivi. La Regione non ancora assolve un altro obbligo, quello di pubblicare le autorizzazioni rilasciate in questi due anni e mezzo. I tagli boschivi devono essere valutati attentamente soprattutto nelle aree più delicate come quelle protette a livello comunitario per la presenza di specie rarissime come il Picchio dorsobianco, la Balia dal Collare, l’Orso bruno marsicano, diverse specie di anfibi e chirotteri forestali in quanto possono comportare sia alterazione dell’habitat sia un forte disturbo. Da una prima analisi dei progetti in pubblicazione emergono gravi lacune soprattutto per quanto riguarda la mancanza di dati quali-quantitativi circa la presenza e l’abbondanza effettiva di queste specie nelle aree di intervento. In alcuni casi a nostro avviso ci sono criticità sull’uso civico, sia in relazione alla quantità di legna da prelevare rispetto alla popolazione residente sia per la vendita della legna per sostenere i bilanci comunali ordinari, quando una sentenza della Corte Costituzionale impone ai comuni di gestire in maniera separata – cioè non nel bilancio ordinario dell’ente ma con una posta a parte finalizzata ad interventi specifici a favore della collettività e per il miglioramento dei territori gravati da uso civico – gli eventuali proventi derivanti dall’utilizzo dei beni di proprietà collettiva come i boschi. Altri problemi riguardano i periodi di taglio. In molti casi si prevede di evitare il taglio dall’1 aprile al 30 giugno per la salvaguardia dei nidi degli uccelli quando in realtà per molte specie rare e protette la stagione riproduttiva o inizia prima – è il caso del Picchio dorsobianco – o finisce a fine luglio – è il caso della Balia dal collare, una specie di passeriforme migratore. Quindi tagli a marzo o a luglio possono comportare la distruzione dei nidi di queste specie. Auspichiamo che con l’avvento della trasparenza queste criticità possano essere affrontate e risolte”.