Balsorano. Sono comparsi ieri mattina davanti al collegio del tribunale di Avezzano per reati contro la pubblica amministrazione, amministratori, tecnici e imprenditori, tutti rimasti coinvolti a vario titolo nell’inchiesta sugli appalti al Comune di Balsorano. Sotto accusa ci sono l’allora capo dell’ufficio tecnico, Pietro Mazzone, 63 anni, già sindaco di Campoli Appennino, che era stato arrestato, l’allora primo cittadino del paese, Mauro Tordone (65). Secondo l’accusa, venivano affidati appalti per interventi e direzione dei lavori pubblici a professionisti e ditte amiche evitando le gare d’appalto. Tordone, accusato di abuso d’ufficio, avrebbe diviso l’ufficio tecnico in due aree, quella urbanistica e quella dei lavori pubblici. Un atto ritenuto non in regola dall’accusa.
Erano stati emessi in totale cinque provvedimenti restrittivi, con nove persone indagate a vario titolo per i reati che vanno dall’abuso d’ufficio fino alla corruzione. Gli altri accusati sono Alessandro Gismondi (41), rappresentante legale di una ditta, Alessandra Magnarini (58), geometra, Aquilino Tantangelo (53), ingegnere, tutti del posto. Insieme al sindaco è inoltre accusato l’ex assessore comunale Francesco Valentini (63).
Gli appalti. Nel mirino della polizia ci sono appalti pubblici in diversi settori, in particolare per interventi di edilizia. Vengono contestati agli indagati gli incarichi di direzione dei lavori affidati per la costruzione di un nuovo plesso scolastico e per la demolizione delle vecchie scuole media e materna, ma anche il completamento e la riqualificazione urbana delle aree del territorio comunale. Tra gli appalti che sarebbero stati affidati a ditte compiacenti c’è anche quello relativo alla manutenzione delle lampade votive per i cimiteri del comune e delle frazioni. Per quanto riguarda la costruzione del nuovo plesso scolastico, secondo la tesi dell’accusa, il responsabile dell’ufficio tecnico era riuscito a tenere le spese tecniche al di sotto dei 40mila euro in modo da fare l’assegnazione senza passare per la gara pubblica. Un affidamento, sempre secondo l’accusa, sarebbe stato abbassato da oltre 50mila euro a 39mila. Un’alterazione dell’attività amministrativa finalizzata, secondo il pubblico ministero, a favorire delle ditte del posto.
L’inchiesta della Procura di Avezzano è scattata nel 2014 e nessuno degli indagati aveva chiesto o preso tangenti perché i reati, secondo l’accusa, sarebbero incentrati tutti su un sistema di scambio di favori. Il processo è stato rinviato al 20 ottobre. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Antonio Milo, Leonardo Casciere, Franco Colucci, Raffaele Mezzoni.