Massa d’Albe. Vinicio Blasetti, agricoltore attivo nel territorio di Massa d’Albe, ha scritto una nota indirizzata ai carabinieri del raggruppamento del reparto Biodiversità, alla Regione e a tutti gli altri Enti interessati per competenze e territorio, in merito ai Piani di Gestione e regolamento della Riserva Naturale Orientata Monte Velino.
“In qualità di agricoltore operante da sempre nel territorio di Massa D’Albe , ora unità attiva della Azienda Agricola Blasetti Mario ( figlio), prima, della Azienda Blasetti Mario (padre) e nel mezzo, della Azienda Agricola Di Carlo Roberta ( moglie), In relazione alla proposta di adozione del Regolamento della Riserva Naturale Orientata “Monte Velino”, essendo stato coinvolto dal sindaco del comune, Nazareno Lucci, ad esprimere parere in merito al regolamento in oggetto, intendo esprimere le mie osservazioni, in attesa di poter valutare nel MERITO il documento, che da una prima lettura appare assolutamente IRRICEVIBILE, non posso non evidenziare i vizi di forma e le omissioni, quanto alla correttezza della procedura, in primis faccio rilevare la mancanza del documento nel protocollo del comune, se non in una nota, che lo menziona, ma non lo allega;( PRIMA OMISSIONE) come già espresso nell’incontro sollecitato dal Sindaco, la discussine di un documento che non è presente al protocollo, non è legittima, può avere solo carattere interlocutorio ma non valenza legale, in assenza dello stesso nel protocollo comunale, viene meno il termine richiesto nella Vostra nota n°18/6-2 del 19/03/2022, che individua in 40 ( quaranta) giorni, il termine per esprimere valutazioni nel merito del regolamento in oggetto, nella nota si evidenzia che la proposta nasce dagli articoli 5 e 6 del D.M. n°427 del 21/07/97 e dalla legge quadro nazionale, n° 394 /1991 art. 11e17, dalla lettura degli articoli in narrativa, si nota che, l’adozione del regolamento in oggetto, doveva essere fatta, entro mesi 6(SEI MESI) dalla istituzione della riserva, (SECONDA OMISSIONE), si fa comunque notare che di mesi ne sono passati 418, ovvero, 35 anni; dalla lettura degli articoli menzionati, si evince che il Regolamento, debba scaturire dal confronto tra la riserva i comuni interessati e dal coinvolgimento dei portatori di interessi, risulta evidente che questo non è avvenuto, a meno che la discussione si sia svolta tra i sindaci e l’Autorità della riserva, cosa che contesto, (TERZA OMISSIONE);
in questi 35 anni, la RISERVA, ha operato in assoluta autonomia, senza mai coinvolgere le aziende locali, sicuramente abbiamo sottovalutato i danni che avrebbe potuto portare e comunque, mai nessuna amministrazione ci ha informato sulle attività , se mai ne siano state informate, a loro volta, comunque, la successiva istituzione del Parco Regionale Sirente Velino, che include il perimetro della riserva, ha accentuato le difficoltà per le aziende agricole, fino al 1987 , nel nostro territorio , non si erano mai visti, ne cervi , ne cinghiali, per i secondi si farà sicuramente ricorso all’alibi della introduzione a fini venatori, dei primi, però, la reintroduzione è tutta nella responsabilità della RISERVA, non interessa a nessuno, ma a causa dei danni di questi animali, siamo stati costretti a chiudere un allevamento di vacche da latte che aveva un bel fatturato, nel quale avevamo investito oltre un miliardo delle vecchie lire, ora abbiamo riconvertito l’allevamento, alleviamo ovini e caprini, più maiali e vitelloni, oltre ad animali di bassa corte, tutto destinato alla vendita diretta nel nostro punto vendita, viviamo però il paradosso che , invece di chilometro zero, di chilometri ne dobbiamo fare tanti per procurarci i foraggi necessari, data la impossibilità di realizzare coltivazioni nel nostro territorio, siamo costretti ad andare addirittura nel fucino, con dispendio di energie, energia e tempo, questo , che non è evidentemente condiviso dalla AUTORITA’ della Riserva, è uno dei problemi che il legislatore , vedi legge 394, prevede, e per la cui soluzione, individua le Aree Contigue, ovvero una fascia cuscinetto nella quale si prevedono azioni di contrasto e prevenzione di, quelli che , sempre il legislatore, definisce “conflitti sociali”,
ora, nella assoluta convinzione che la Riserva o la sua AUTORITA’, abbia la sufficiente autonomia per proporre normative e regolamenti, ritengo, e lo faccio a tutela del futuro della azienda, ora in mano a mio figlio di 23 anni, che la stessa AUTORITA’, PRIMA di proporre regolamenti o altro, abbia il compito di individuare gli strumenti adatti a ridurre l’impatto che la sua gestione, ha di fatto provocato al comparto agricolo, non credo che sia sfuggito alla AUTORITA’ , che i cervi oggi devastano migliaia, dico migliaia di ettari di coltivazioni al di fuori del territorio di riferimento della riserva, sono sicuro che la AUTORITA’, insieme al Parco Sirente Velino, non conosce la consistenza numerica dei cervi, non conoscono la consistenza dei cinghiali nel proprio territorio, non conoscono la consistenza numerica della popolazione di cornacchie, che sono un flagello per tutte le specie che nidificano a terra o per tutti i piccoli volatili, non conoscono, e questo dovrebbe essere oggetto di denuncia alla procura, non conoscono, l’entità del danno che la gestione del Parco Sirente Velino e della Riserva, hanno portato alla BIODIVERSITA’ che tanto gli sta a cuore, non conoscono il danno provocato con la distruzione dei muri a secco, realizzati dalle sapienti e laboriose mani dei nostri antenati, verso loro e verso le nuove generazioni , abbiamo il dovere di contrastare altri espropri, nella mia gioventù, parlando di politica di parlava di espropri proletari, ora questo è l’esproprio della desistenza, si lascia fare, si lascia che , il pensiero di qualcuno, sostenuto da ambienti estranei al territorio, spinti solo da autoreferenzialità, incida sul futuro della nostra terra, immodestamente prendo in prestito una frase, “non condivido il tuo pensiero, ma sono disposto a dare la vita, affinchè tu lo possa esprimere“, pertanto, penso che si debba avviare una fase di confronto chiaro e aperto, dove chi ha responsabilità se ne faccia carico, in un momento storico nel quale, anche per la scellerata guerra incorso, si chiede all’agricoltura di fare il proprio mestiere, ovvero sfamare la gente, non a caso non ho parlato del problema della fruizione dell’uso civico e/o, pascolo demaniale, pesantemente colpito dal regolamento in oggetto, è l’ultimo dei problemi, chi pensa oggi di impostare un futuro sulla percezione di contributi, non ha una visione strategica del futuro, a mio figlio sto insegnando a lavorare seriamente per la sua azienda, con l’idea di avere qualcosa da immettere sul mercato, certo, che i primi terreni che ha lavorato, siano stati distrutti da cervi e cinghiali, non è stato un bel benvenuto, insieme a tante altre assurdità, è assolutamente necessario che la politica regionale, intervenga, spero che il sindaco di Massa D’Albe, Arch. Nazareno Lucci, si faccia carico di avviare un percorso di confronto, o che lo faccia la Regione, Massa D’Albe negli anni 90, produceva 2500 litri di latte al giorno, la frazione di Forme almeno 3000, erano sufficienti ad una città come Avezzano, ora a Massa, si producono meno di 100 litri, forme conserva ancora una discreta produzione, ma sicuramente a meno di un terzo di allora, L’Arabia Saudita, nella guerra dei 5 giorni, restò senza latte per i bambini, da allora ha realizzato delle strutture capaci di produrre foraggi e latte nel deserto, fummo noi italiani a fornire le conoscenze e l’esperienza per realizzare questo progetto, ora esportano latte, noi stiamo producendo il deserto, in mancanza di un confronto serio e partecipato, non mancheremo di proporre un referendum per la revoca della assegnazione dei territori alla riserva, abbiamo già il parco, che dovrà necessariamente , rivedere la sua gestione, troppi anni di commissariamento, hanno consentito una gestione unidirezionale, con ispirazione pseudo ambientalista, non voglio però sottovalutare la ricaduta del regolamento in oggetto, sulla fruizione della montagna da parte dei tanti che la frequentano, dalla lettura dello stesso, appare chiara la percezione che gli escursionisti siano il male assoluto, spero che il CAI ed il GEV facciano sentire la loro voce, in nome dei tanti che a vario titolo, amano la Nostra Montagna”.