Putin ha perso la guerra… e la Chiesa ortodossa un’occasione
Il 12 febbraio 2016 a L’Avana, Cuba, papa Francesco incontrò il patriarca di Mosca, Kirill. Un incontro promosso in nome della fede in Cristo, Gesù di Nazareth, terminato con la sigla di 30 punti per recuperare i rapporti tra cattolici e ortodossi.
Per dieci giorni il mondo ortodosso e cattolico, in preghiera affinché la guerra si fermasse subito insieme alle morti e alla devastazione, aspettava di ascoltare l’appello del patriarca Kirill, Cirillo in italiano.
Ma quando questo appello è arrivato, probabilmente tutto il mondo religioso avrebbe preferito non sentirlo affatto.
Cirillo ha detto: “ci troviamo in una guerra che ha un significato metafisico. Questa è una guerra contro chi sostiene i gay, quindi contro il mondo occidentale“. Poi Cirillo I ha pregato per le sofferenze dei soldati (russi).
Non credo in Kirill. Un atteggiamento sconvolgente il suo, non solo perché il mondo intero e i governanti di tutto il mondo (Cina compresa) non hanno approvato l’azione bellica di Putin, ma soprattutto perché a parlare è il patriarca di una chiesa ispirata a Cristo, fondata sui valori dell’amore e della pace: “Vi do la mia pace” (Gv 14,27), “Pace a voi” (Lc. 24, 36), Ipse est pax nostra (Ef 2,14), Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio (Mt 5,9), e così via.
Io credo che la Chiesa ortodossa, e più in particolare il patriarca Kirill, abbia perso un’occasione, un’occasione per tacere… per lo meno.
Ma tutti hanno perso qualcosa da questa guerra.
Non credo in Putin, autocrate, imperialista, nazionalista spregiudicato, qualunque sia la ragione geopolitica che lo ha spinto al conflitto.
Io credo che chi uccide un solo bambino ha già perso. Putin ha perso la guerra davanti agli occhi dell’umanità, davanti agli occhi del mondo.
Non credo in Volodymyr Zelensky, a un uomo che, se pur per difesa, chiede l’allargamento di scenario di guerra, a un uomo che cerca la pace con le armi e con la stessa distruzione a cui è sottoposta la sua gente. Come non si possono dimenticare i morti di Putin in Ucraina, non si possono dimenticare neanche quelli in del Donbass.
Io credo che solo la scelta della pace a tutti i costi sia la scelta giusta, a qualunque costo. Anche Zelensky ha perso la sua guerra.
Non credo in questa Italia che non crede nella pace, nascosta in seconda fila, dietro le ombre delle iniziative diplomatiche di altri, in questa Italia, leader della tradizione pacifista che incarna la fede cattolica e cristiana ma che non partecipa e non si promuove nell’azione diplomatica, alimentando la guerra senza soldati, ma armando soldati di altri.
Io credo che la ricerca del dialogo sia una priorità imprescindibile di qualsiasi governante che abbia a cuore il bene dei popoli tutti. Anche l’Italia ha perso un’occasione e ha perso questa guerra.
Non credo negli Stati Uniti che favoriscono la guerra limitandosi a sanzioni che in realtà sanzionano tanto la Russia quanto l’Europa, anzi forse più l’Europa. Gli Usa, quanto l’Europa, non hanno capito (forse non vogliono capire) che è meglio che cada Zelensky e arrivi un nuovo leader piuttosto che cada un solo altro soldato.
Io credo che gli Usa e l’Occidente abbiano perso questa guerra combattendo contro la civiltà della pace. Nessuno può mettersi contro la vita, per nessuna ragione, a qualunque costo.