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Avvocati in sciopero per tre mesi, monta la protesta per salvare il tribunale di Avezzano

Giulia Antenucci di Giulia Antenucci
5 Gennaio 2022
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Avezzano. Più di 600 avvocati in sciopero per tre mesi per scongiurare la chiusura dei tribunali minori abruzzesi e, in particolar modo, quello di Avezzano.

Ieri mattina, durante l’assemblea dell’ordine degli avvocati di Avezzano che si è tenuta al Castello Orsini, si è deciso per questa prima iniziativa nell’ambito della battaglia della salvaguardia dei presidi giudiziari.

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La chiusura del tribunale, infatti, è prevista per il prossimo mese di settembre. La decisione è arrivata dopo un partecipato dibattito dove c’era chi chiedeva l’occupazione della struttura giudiziaria che, dalle prestazioni che fa registrare ogni anno è tra le più efficienti d’Italia. Gli avvocati aspettano che si tenga l’incontro con il ministro della Giustizia Marta Maria Carla Cartabia, la principale oppositrice alla proroga che permetterebbe di rivedere la legge sulla geografia giudiziaria e renderla aggiornata alla situazione attuale, visto che risale a ben dieci anni fa. Un incontro già concesso al presidente della Regione Marco Marsilio, ma mai avvenuto.

La protesta per salvare i tribunali abruzzesi di Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto parte dalla Marsica. Il provvedimento che l’assemblea degli avvocati ha deliberato è senza precedenti. Si tratta dell’astensione dalle udienze per tre mesi nel rispetto del codice di autoregolamentazione che prevede la comunicazione al capo dell’Ufficio dieci giorni prima dell’inizio dell’astensione e che può durare per un periodo consecutivo massimo di 8 giorni. Successivamente bisognerà fare una interruzione dello sciopero di 15 giorni durante la quale sarà data una nuova comunicazione per l’astensione successiva, che durerà di nuovo 8 giorni, e così via. Ma non è che nelle due settimane di stop sarà come se fosse tutto normale. Infatti nei 15 giorni tra un’astensione e l’altra, la protesta non finirà poiché cambierà modalità. Ci sarà in qui giorni il cosiddetto sciopero “pignolo”, una forma di protesta solitamente sindacale che consiste nella meccanica osservanza delle disposizioni e dei regolamenti in modo da causare, attraverso un rallentamento dell’attività, una sorta di disagio all’attività giudiziaria.

Altre forme di proteste sono in programma e verranno attuate nei prossimi mesi. In moti infatti hanno proposto di passare all’occupazione del tribunale. Si tratta però di un passo successivo che sarà fatto qualora non dovessero arrivare dal ministero dove si attende l’incontro con la Cartabia. Ci sarà anche un prolungamento dello sciopero oltre i tre mesi se l’obiettivo della proroga non fosse raggiunto. “Chiediamo di essere ascoltati dal ministro”, ha spiegato il presidente dell’Ordine, Franco Colucci, “e lo scopo è arrivare a una proroga che ci possa permettere la revisione della legge sulla nuova geografia giudiziaria. Una modifica a cui stiamo già lavorando da diversi mesi. Non appena ci sarà concesso l’incontro e di conseguenza una proroga finalizzata a questo scopo, allora interromperemo subito l’astensione e ogni forma di protesta.

“Che si dia rispetto e onore al popolo marso che conta 135mila abitanti e non gli sia sottratto il principio di legalità che viene rappresentato dalla permanenza degli uffici giudiziari”, ha dichiarato nel corso dell’assemblea al Castello Orsini l’assessore comunale Roberto Verdecchia, avvocato del foro di Avezzano, “non solo condivido lo sciopero nelle giuste forme articolate e proposte dal presidente Franco Colucci, ma porteremo a livello nazionale la protesta dell’astensione, a cui va unita nell’immediatezza quella dell’occupazione pacifica del tribunale, senza impedire la normale attività di cancelleria, e quindi non creando la interruzione all’attività di pubblico servizio, ma mandando un segnale chiaro ai palazzi romani perché il tribunale non può essere eliminato ma, al contrario, deve essere rafforzato così come sembra stia avvenendo con l’arrivo di nuovo personale amministrativo e di due nuovi procuratori”.

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