E’ disponibile l’ultima versione del libro “Alla ricerca di Marsi ed Equi”, scritto dal professor Giuseppe Grossi, illustre storico con all’attivo innumerevoli saggi e volumi sulla storia della marsica e non solo. L’opera, aggiornata ed ampliata rispetto a quella del 2019, si propone di raccogliere tutta la bibliografia storica degli studi sulle due note popolazioni di Marsi e Equi presenti in area abruzzese (Marsica) e del Lazio orientale, partendo dalle origini fino ai nostri giorni.
Al fine di recuperare e catalogare tutte le notizie di cui normalmente si trovano solo scarni rimandi bibliografici, l’autore rimette ordine in tutto il panorama delle ricerche assegnando a ciascuna delle figure che contribuirono, le esatte acquisizioni e riconoscendo i rispettivi meriti e gli errori. Ad oggi, infatti, ancora molta bibliografia riporta inesattezze reiteratesi inconsapevolmente e mistificazioni da ricondurre ad una insufficiente analisi critica degli autori più antichi. Trait d’union dell’opera è costituito quindi dalla revisione della storia dei due popoli sannitici tra IX sec a.C. ed Età Romana, alla luce delle scoperte archeologiche ed epigrafiche più significative, sia storiche che recenti. Anche le fonti antiche, vengono opportunamente riviste alla luce di nuove interpretazioni. Corredano il volume numerose piante, vedute inedite di monumenti realizzate dai primi viaggiatori di Età Moderna, disegni tecnico-scientifici attuali e foto di materiali ripresi da opere diverse e oggi di difficile reperimento.
Questo saggio storico-archeologico ricostruisce tutte le ricerche del suolo occupato dalle antiche tribù degli Equi e Marsi, principalmente quelle indagini messe in stretta relazione con il nascere e svilupparsi del mondo italico, dalla prima età del Ferro fino agli inizi del I secolo a.C. (Bellum Marsicum). È il periodo paleo-italico (IX-VI secolo a.C.), quello in cui viene fuori l’identità di quella che lo scrivente ha chiamato “cultura fucense”, di cui sono piena espressione le successive popolazioni storiche dei Marsi ed Aequi in precedenza definibili Fougni (Fucensi). Lo scopo non è, quindi, quello di esaminare le opere precedenti del mondo preistorico, o di quello successivo romano imperiale o medievale, ma soprattutto di evidenziare quelle del mondo paleo-italico, italico e italico-romano: periodi in cui le popolazioni locali da iniziali villaggi all’aperto con le sovrastanti piccole cittadelle regie, in continuo conflitto fra loro, passarono a veri e propri stati con i loro nomem e ethnos originali che li distinguevano dalle popolazioni italiche vi-
cine (Sabini, Peligni e Sanniti), dagli Etruschi, dai Latini, dai Greci e dai Romani. Interessante è anche il successivo periodo italico (V-IV secolo a.C.) in cui le genti citate furono parte di liberi stati federali, delle res publicae italiche: successivamente nel periodo italico-romano (III-II secolo a.C.), si trovarono inserite, in parte, nel mondo coloniale romano (Aequi-Aequiculi) o diventarono socii (“alleati”) di Roma, come i Marsi, con la creazione di una serie di monumenti particolari, soprattutto in campo cultuale.
Di volta in volta, si troveranno riferimenti ai grandi monumenti e personaggi della romanità di età imperiale e alle colonie romane presenti nel suolo equo e marso, ma solo in rapporto ai legami, ai conflitti e alla sopravvivenza di famiglie emergenti di origine italica, che si manifestarono nel territorio esaminato. L’esempio più evidente, come segnale geografico nel territorio esaminato, è la presenza del grande lago appenninico, il latino Fucinus Lacus (Fougno in italico), fulcro centrale del territorio e nucleo profondo dei miti e divinità della cultura italica locale, in cui si inserirono le opere della successiva romanità. Dal periodo rinascimentale fino al termine dell’Ottocento, il lago Fucino e il suo prosciugamento parziale romano furono gli elementi centrali di riferimento della ricerca e della visita di numerosi studiosi locali, nazionali e stranieri. Lo stesso vale per la ricerca preistorica che, dagli inizi degli anni ’50 del Novecento, ha permesso di esaminare e sciogliere il problema delle “origini” degli italici fucensi, mentre lo studio delle più antiche fonti medievali, soprattutto monastiche, riporta alla luce i nomi originari del mondo italico e romano. Solo sul finire dell’Ottocento e, soprattutto, durante gli anni 70 del secolo successivo, ha inizio la vera e propria ricerca diretta delle origini e sviluppo del mondo italico locale; ricerca che continua ancora oggi e di cui daremo i risultati nel capitolo Conclusioni di questo volume con una sintesi della storia e evoluzione delle genti italiche che occuparono il territorio in esame. Questo lavoro cercherà di dare visibilità anche a personaggi poco conosciuti, come il pastore Vincenzo Grande di Collelongo, o abilmente utilizzati da studiosi locali e regionali, come l’inglese Andrew Slade a cui va il merito di aver iniziato in modo sistematico lo studio dei centri fortificati di Abruzzo, Lazio e Molise nella parziale indifferenza delle autorità preposte alla difesa e tutela dei Beni Culturali. Il volume sarà in vendita in occasione della presentazione del nuovo gioiello fucense dell’orafo Montaldi, il 22 di dicembre al Teatro dei Marsi.