Avezzano. Settore agricolo escluso dalle stanze dei bottoni del Parco regionale Sirente Velino: Confagricoltura “boccia” la scelta del consiglio regionale e chiama in azione i legali per impugnare le nomine, “in stretta applicazione del manuale Cencelli”, davanti al Tar: “a parte il rappresentante dell’Università dell’Aquila”, afferma il direttore Stefano Fabrizi, “le 4 nomine sono riconducibili esclusivamente al centro destra e al centro sinistra. Tuttavia dalla lettura attenta della LR 2 dicembre 2011 n. 42 art 3 si evince che il Consiglio regione deve fare le proprie nomine secondo le seguenti modalità: due su designazione delle Associazioni di protezione ambientale; due su proposta del Consiglio regionale scelti tra esperti in campo ambientale, discipline giuridico-economiche, amministrazione di enti pubblici, o rappresentanti di associazioni di categoria agro-silvo pastorale a rotazione”. Nonostante la previsione normativa, però, il settore agricolo è di nuovo escluso dalla gestione del Parco nonostante sia un attore importante dell’economia del comprensorio. “E’ inutile negare le difficoltà in cui si opera in montagna”, aggiunge il direttore di Confagricoltura, “tuttavia, negli ultimi tempi, si sono sviluppati modelli virtuosi di economia “sana” con imprenditori che investono e innovano anche in zone difficili. Essi trovano ragioni di scambio positivi in virtù di un contesto produttivo in cui l’impresa agricola entra in sinergia con la natura, il turismo, l’artigianato tipico. Questi modelli, non più sporadici, potrebbero essere incrementati se non se ne ostacolasse la crescita. La gestione dei parchi e delle riserve, purtroppo, non contempla la consapevolezza che senza gli agricoltori e senza il bestiame anche la montagna muore. Per quest’agricoltura occorre una burocrazia amica e una gestione dei Parchi integrata con le esigenze delle imprese che vi operano”. Il blitz del Consiglio regionale frutto della politica di spartizione delle cariche, per Confagricoltura non è un buon viatico per ritrovare quella serenità tra il parco e gli agricoltori e allevatori che pagano le maggiori conseguenze della cattiva gestione della fauna selvatica. Per questo l’associazione di categoria ha dato mandato ai suoi legali di impugnare davanti al Tar la delibera del Consiglio Regionale che non ha tenuto conto delle prescrizioni della legge regionale 42/2011.