Avezzano. Il calcio, passione intramontabile per milioni di italiani, negli ultimi anni si è sempre più evoluto per rimanere al passo con i tempi, e il VAR (video assistant referee) fa parte di questa evoluzione tecnologica, sempre più determinante nello svolgimento delle partite e nel correggere le eventuali sviste arbitrali.
Proprio su questo argomento abbiamo intervistato Aleandro Di Paolo, arbitro della sezione di Avezzano che da ormai un paio di stagioni si è specializzato nel ruolo di VAR nei campionati di calcio di serie A e di serie B. Aleandro con un curriculum di tutto rispetto, è sempre più una certezza nel panorama arbitrale italiano e nel corso degli anni ha avuto modo di vedere come è cambiato il calcio ricoprendo tanti ruoli sui tappeti verdi di tutta Italia: arbitro centrale, IV ufficiale, arbitro di porta ed ora VAR. Lo scorso anno la sua carriera da VAR era culminata con le designazioni in Roma-Napoli e Juventus-Napoli, partita quest’ultima che negli ultimi anni ha spesso deciso le sorti del campionato, ma quest’anno c’è stata la consacrazione per lui quale uno tra i migliori professionisti nel suo ruolo. Nelle settimane passate Di Paolo ha avuto modo di “supervisionare” l’operato dei suoi colleghi in gare prestigiose quali ad esempio Juventus-Milan, Torino-Juventus o Napoli-Lazio, solo per citarne alcune. Pochi giorni fa ha persino ricevuto la sua prima designazione internazionale, come inviato a Cipro, per fungere da VAR in due gare di cartello del campionato cipriota. In questa intervista cercheremo di conoscere meglio il nostro Aleandro, presente e futuro delle massime competizioni calcistiche nazionali ed internazionali.
Francesco Proia: “Questa stagione è iniziata con designazioni molto importanti, come ti sei sentito quando ti hanno investito di questa responsabilità?”
Aleandro Di Paolo: “Sì, ho avuto l’onore di accompagnare colleghi illustri in partite dalla grande risonanza, ma le ho interpretate tutte allo stesso modo, come faccio in ogni gara a prescindere dall’arbitro e dal nome delle squadre. Da quando arbitrai la mia prima partita di esordienti ormai un quarto di secolo fa (ride ndr) ad oggi sono cambiate tante cose, ma ho cercato sempre di metterci grande senso di responsabilità e professionalità e continuo così da allora, cercando di rispettare la divisa che gli arbitri di tutte le categorie indossano.”
Francesco Proia: “La VAR ha cambiato definitivamente il modo di interpretare il calcio, non pensi che abbia tolto un po’ di romanticismo?”
Aleandro Di Paolo: “Per chi come me ha conosciuto il calcio senza la VAR ovviamente viene da pensare questo, ma molto onestamente ritengo che oggi sia uno strumento indispensabile e lo sarà per sempre a mio avviso. Riguardo al romanticismo sicuramente dopo un goal esulti sapendo di essere “sub iudice” ma è solo una questione di tempo perché le nuove generazioni, i miei figli per esempio, stanno crescendo in epoca VAR e quindi sanno bene che c’è da aspettare un pochino per festeggiare una rete…sinceramente credo che questa attesa crei “suspance” negli spettatori a casa e quelli allo stadio, quindi con il tempo diventerà oltre che emozionante anche romantico tutto ciò, è solo una questione di abitudine”.
Francesco Proia: “Riguardo le polemiche che tutt’ora ci sono dopo le partite?”
Aleandro Di Paolo: “La VAR non può essere la panacea di tutti i problemi ma è lo strumento che ha aiutato ad abbattere ulteriormente la percentuale già bassa di errori, errori che in qualche caso ci possono essere perché alla fine sono sempre delle persone che devono decidere e la sensibilità tecnica può essere diversa da uno all’altro. L’unica cosa certa è l’impegno che ognuno di noi mette in campo e dietro ad un monitor per cercare di non sbagliare. Studiamo continuamente, facciamo videocall, raduni e tutto quanto possibile per migliorarci e credo che i risultati si stiano vedendo. L’impegno è molteplice ma chi non conosce il mondo arbitrale pensa che molte cose siano scontate…ma non è così e sarebbe bello se tutti conoscessero l’uomo che sta dietro l’arbitro prima di giudicare.”
Francesco Proia: “Hai avuto la tua prima designazione estera da VAR, com’è stata questa esperienza?”
Aleandro Di Paolo: “Formativa, emozionante, professionalmente gratificante. Ho conosciuto una realtà nuova, ho visitato un Paese che non conoscevo. Già questo sarebbe bastato. Inoltre ti relazioni con persone che non conosci, da solo, dovendo farti capire parlando in inglese, in un contesto diverso da quello solito, insomma tanta roba. Ero stato all’estero, in Cile, nel 2007 come arbitro per la fase finale del mondiale studentesco e fu una grande esperienza anche quella, oggi a distanza di anni rappresentare l’Italia arbitrale a Cipro mi ha reso orgoglioso.”
Francesco Proia: “Come vedi il futuro degli arbitri della nostra regione?”
Aleandro Di Paolo: “Raggiante perché fare l’arbitro è la cosa che mi ha insegnato ad essere come sono, mi ha insegnato le responsabilità di prendere decisioni. La scuola arbitrale negli ultimi anni ha avuto tante difficoltà per via della pandemia che ha portato un calo di iscritti, ma siamo in ripresa e le attività dell’Associazione Italiana Arbitri, gli arbitri di serie A che possono arbitrare partite dei campionati locali ed il doppio tesseramento per i giovani, renderanno i frutti in breve tempo. In regione c’è una classe dirigenziale con un curriculum importante e anche nella sezione di Avezzano c’è una giovane presidentessa (Chiara Amicucci, ndr) che sta lavorando alacremente per i giovani.”
Francesco Proia: “A proposito di partite da arbitrare, non sei stato ancora designato per nessuna gara dei campionati locali?”
Aleandro Di Paolo: “In caso di necessità mi vedrete sicuramente in campo in qualche gara di campionati giovanili…sono pronto e presto succederà!”
Francesco Proia: “Cosa significa per te essere l’arbitro?”
Aleandro Di Paolo: “Innanzitutto l’arbitro non è l’uomo nero preso di mira da tutti e offeso continuamente. L’arbitro è un ragazzo o una ragazza qualsiasi che fa da giudice durante una partita di calcio applicando le sue conoscenze regolamentari e, come tutti i giudici, ha l’ingrato ma onorevole compito di decidere. Troppo spesso l’arbitro è usato come capro espiatorio per nascondere errori di altri. Durante le partite le emozioni prendono il sopravvento e “l’arbitro è il fulcro delle emotività che gli girano intorno”, è la persona che convoglia tutta questa emozionalità e con un fischio le tira fuori. Basta violenza nei confronti di chiunque, ci vuole rispetto e tolleranza, il calcio è sport e lo sport è cultura dobbiamo lavorare tutti insieme per migliorare questo fantastico spettacolo che è il calcio”.