Avezzano. Al Teatro Dei Marsi, stasera alle 21.00, uno spettacolo che fa riflettere sulle tematiche del lavoro precario e in nero e dell’emarginazione sociale. “Le mattine dieci alle quattro” – scritto e diretto da Luca De Bei – ha la straordinaria capacità di raccontare una storia privata, dalla quale fa emergere la realtà dell’Italia contemporanea antropologicamente mutata dalla tv; è interpretato dai bravi Federica Bern, Alessandro Marverti, Alessandro Casula. Lo scrittore e regista affronta appassionato il tema scottante delle morti bianche nei cantieri in maniera inconsueta accentuando con leggerezza, la drammaticità dell’epilogo. Dieci alle quattro è l’orario di incontro dei tre personaggi, una ragazza, un operaio, un emigrato rumeno. Quando è ancora buio si ritrovano alla stessa fermata degli autobus, nell’estrema periferia romana, per recarsi ai luoghi di lavoro. Tra la ragazza e l’operaio nasce una conoscenza timida e discreta, che evolve in una storia d’amore, fatta di incontri alle quattro meno dieci, ed anche prima per poter stare un po’ assieme. Lei si chiama Cira, fa le pulizie per una ditta, è una ragazza svagata ma con i piedi per terra; lui William, romano, timido, ingenuo e candido. Gli incontri tra loro avvengono quando è buio, nella nebbia squarciata solo dai fari dei bus. La scenografia è semplice ma efficace, comprende alcune rovine antiche, la pensilina di una fermata e la sagoma frontale di un bus, di cui si illuminano i fari per avvertire l’arrivo. La scena è sempre la stessa: scorrono le mattine nell’attesa di un bus che possa portare via da quella vita fatta di sogni infranti e speranze deluse. Una tematica, quella affrontata, che si ricollega, trasportando gli avvenimenti ai tempi odierni, al verismo di fine Ottocento, a Verga, al mondo dei vinti, degli sconfitti della vita che non hanno possibilità di riscatto. I tre protagonisti, nella loro ruvida semplicità, sono struggenti, indifesi e vittime di una società dura e spietata. Lo spettacolo, è un testo pluripremiato, vincitore tra gli altri del premio Golden Groal per la regia 2010, e del premio “le maschere del teatro” 2011 come miglior novità italiana. Allo stesso tempo, duro e commovente, leggero e tragico, che ci introduce nelle borgate dimenticate, dove sboccia un amore che è come un fiore puro, amaramente calpestato nel degrado generale. Gianluca Rubeo