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Il X Congresso sui recettori metabotropici del Glutammato si chiude all’insegna delle nuove frontiere della neurofarmacologia

Redazione Abruzzo di Redazione Abruzzo
27 Ottobre 2021
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Si sono chiusi a Taormina i lavori del X Congresso sui Recettori metabotropici del glutammato (mGlu) tenutosi dal primo al sei ottobre scorso. Parliamo di una delle primissime manifestazioni scientifiche internazionali a svolgersi in presenza in Italia dopo la Pandemia.

Elementi cruciali nella trasmissione di segnali tra le cellule del sistema nervoso, considerati uno dei più promettenti bersagli verso i quali indirizzare terapie innovative contro diverse patologie neurologiche e psichiatriche. Sono i recettori metabotropici per il glutammato (mGlu), ai quali è interamente dedicato il relativo X Congresso Internazionale, svoltosi a Taormina dal 1 al 6 ottobre.

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Gli mGlu giocano un ruolo importante in diverse patologie del sistema nervoso. Ecco perché, nel corso di sei giorni di meeting, ricercatori di livello internazionale si daranno convegno per una serie di sessioni che affronteranno tutti gli aspetti di questo promettente settore della ricerca neurofarmacologica.

Sponsorizzato dall’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS), l’incontro si svolge a cadenza triennale dal 1993, rappresentando un punto di riferimento per gli aggiornamenti nello sviluppo delle neuroscienze. Prevista nel 2020, la decima edizione si svolge con un anno di ritardo a causa dell’emergenza pandemica, rappresentando uno dei primissimi congressi internazionali a svolgersi nuovamente in presenza nel nostro Paese.

Oltre ad esaminare nel dettaglio i vari meccanismi neurologici in cui i recettori mGlu sono implicati, il programma del convegno vede sessioni specifiche sullo sviluppo di farmaci, come nel caso di molecole attivate dalla luce. E poi, naturalmente, c’è un ampio spazio di approfondimento dedicato alle specifiche patologie neurologiche e a come la conoscenza del ruolo di questi recettori possa portare a trattamenti innovativi.

Un lungo elenco che comprende malattie con un altissimo peso personale e sociale: dolore cronico di origine neuropatica, malattia di Alzheimer, Parkinson, depressione, schizofrenia, sclerosi multipla, depressione, disordini dello spettro autistico, danno ischemico, fino a giungere alle tossicodipendenze.

In oltre trenta anni di ricerche questi recettori, divisi in 8 sottotipi, si stanno sempre più dimostrando un importante bersaglio per lo sviluppo di terapie innovative. La loro caratteristica di essere dei modulatori della trasmissione di impulsi tra neuroni, infatti, sta guidando una serie di sviluppi scientifici volti a sfruttare proprio questo effetto regolatorio in modo mirato. Si apre la strada di una medicina sempre più di precisione, “disegnata” sul paziente.

Su questa linea si sono mossi i contributi che i ricercatori dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS) hanno portato al X Congresso internazionale sui recettori metabotropici del glutammato, organizzato dal Professor Ferdinando Nicoletti, responsabile dell’Unità di Neurofarmacologia dell’Istituto molisano e componente del gruppo di ricerca che ha scoperto i recettori mGlu. Le prime giornate della manifestazione scientifica hanno visto tre presentazioni orali da parte di altrettanti studiosi Neuromed.

Il lavoro di Giada Mascio si è concentrato sulle reti perineuronali, che, composte di proteine e carboidrati, formano una specie di rivestimento attorno alle cellule nervose, che diventa via via più compatto durante lo sviluppo cerebrale, rendendo gradualmente più difficile stabilire connessioni. È una componente importante nella cosiddetta “plasticità”, la capacità di apprendimento, che infatti nei bambini è molto superiore rispetto agli adulti. I neuroni stabiliscono nuove connessioni tra loro in risposta agli stimoli ambientali ricevuti. Alterazioni in questo meccanismo, con disfunzioni della “finestra di apprendimento” del cervello, potrebbero avere un ruolo determinante in patologie come la schizofrenia, ma anche nelle dipendenze.

Farmaci che agiscono solo quando vengono attivati da un raggio di luce, una prospettiva alla quale la medicina guarda con sempre maggiore interesse. Serena Notartomaso ha esposto la possibilità di usare questo tipo di farmaci per agire sui recettori mGlu di tipo 5. L’obiettivo è di combattere il dolore cronico neuropatico, in cui spesso i farmaci comuni perdono la loro efficacia, attraverso un’azione analgesica a livello cerebrale estremamente rapida e localizzata. “Accendendosi” solo sotto l’impulso luminoso, infatti, il farmaco circola inattivo nel sangue senza provocare effetti collaterali. La luce lo farà diventare efficace solo nella zona cerebrale in cui l’azione analgesica è necessaria, e solo per il periodo di tempo voluto.

I processi neurodegenerativi, alla base di patologie come l’Alzheimer ma non solo, sono infine i protagonisti della relazione presentata dal professor Giuseppe Battaglia. I meccanismi che sono alla base della degenerazione neuronale, e l’effetto che nuovi farmaci possono avere nel rallentarla, possono essere studiati su modelli animali attraverso un “microscopio virtuale”.

Grazie a un fascio di raggi X ad alta brillanza, infatti, la ricerca, realizzata in collaborazione con il Sychrotron Radiation Facility europeo e con l’Università di Monaco, ha già permesso di individuare alterazioni a livello intracellulare in modelli animali di una patologia simile alla malattia di Alzheimer. In altri termini, osservare il fenomeno molto più a fondo e nel dettaglio. Ma anche studiare e valutare in modo innovativo l’efficacia e i meccanismi di azione di nuovi farmaci neuroprotettivi.

Dopo le prime tre presentazioni orali dei giorni iniziali, i ricercatori Neuromed dell’Unità di Neurofarmacologia hanno esposto ulteriori lavori di ricerca che hanno abbracciato prospettive innovative per diverse e importanti patologie neurologiche. Il poster di Tiziana Imbriglio e Milena Cannella è stato incentrato sul recettore mGlu 5, particolarmente importante per lo sviluppo del sistema nervoso in quanto interviene nella formazione delle sinapsi e nella crescita dei neuroni. Attraverso uno studio condotto su modelli animali, è stato possibile osservare come l’assenza del mGlu5 influenzi un altro recettore, chiamato NMDA, durante le prime fasi dello sviluppo. Proprio queste alterazioni potrebbero essere importanti per una maggiore comprensione di patologie psichiatriche come la schizofrenia.

Ancora il recettore mGlu5 al centro di un altro lavoro presentato da Luisa Di Menna. In particolare il ruolo che svolge in modelli animali di autismo. La ricerca si è concentrata sull’espressione del recettore soprattutto nelle aree cerebrali coinvolte da questa patologia, quindi la corteccia cerebrale, l’ippocampo, lo striato e il cervelletto. L’approfondimento sui meccanismi molecolari fisiopatologici delle alterazioni correlate all’autismo rappresenta il primo passo verso una comprensione più approfondita di questa patologia non ancora compresa a fondo.

L’atassia spino cerebellare di tipo 1 (SCA1) è una patologia neurodegenerativa rara per la quale non esiste alcuna terapia risolutiva, ma soltanto trattamenti in grado di rallentarne la progressione. Oltre alla sintomatologia motoria, con difficoltà di movimento e di equilibrio, i malati possono presentare anche sintomi cognitivi, capaci di influenzare pesantemente la loro vita. La ricerca presentata da Francesca Liberatore e Nico Antenucci ha esplorato, su modelli animali, la possibilità di migliorare il deficit cognitivo attraverso farmaci capaci di agire sui recettori metabotropici del glutammato di tipo 1.

Un ruolo importante, poi, i recettori mGlu lo giocano nelle dipendenze. In particolare quelli di tipo 2 e tipo 3, secondo il lavoro presentato da Carla Busceti, sono coinvolti nelle risposte alla metanfetamina, con ruoli diversi. Dalla ricerca è emerso che il blocco farmacologico dei recettori mGlu 2 o l’attivazione dei recettori di tipo 3 potrebbe costituire una buona strategia per lo sviluppo di terapie innovative per il trattamento delle dipendenze.

Il poster di Roberta Celli ha riguardato le assenze epilettiche, la più comune forma di epilessia pediatrica. In particolare, il lavoro ha esplorato l’azione di un nuovo farmaco sperimentale che agisce attraverso un effetto sui recettori mGlu3, si è dimostrato capace, su modelli animali, di ridurre il numero di queste crisi.

Francesco Fornai, Professore Ordinario di Anatomia dell’Università di Pisa e Responsabile dell’Unità di Neurobiologia dei Disturbi del Movimento del Neuromed, ha infine svolto una presentazione orale sulla tossicità neuronale provocata da una sostanza di abuso ben conosciuta: la metamfetamina, i cui effetti tossici si basano sull’azione che la droga ha sulla dopamina, un importante neurotrasmettitore.

Dalla loro scoperta, avvenuta nel 1986, i recettori metabotropici del glutammato (mGlu) hanno aperto la strada a una serie di ricerche, volte soprattutto a sfruttare il loro ruolo fondamentale nella trasmissione dei segnali nervosi. La disfunzione di queste molecole, situate nella membrana delle cellule, è infatti coinvolta in gravi patologie neurologiche, dalle demenze all’autismo, dal Parkinson alla schizofrenia, per fare qualche esempio.

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Tags: neuromed
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