Avezzano. Sono stati condannati a pene che vanno da sei mesi a due anni con l’accusa di aver picchiato a sangue un disabile gettandolo in una scarpata e mandandolo in prognosi riservata e di aver coperto i colpevoli fornendogli un alibi. Si tratta di quattro persone di Morino, tra cui padre e figlio, a cui il tribunale di Avezzano ha inflitto la pena per lesioni aggravate e per favoreggiamento. La vicenda risale a maggio del 2006. Un disabile di 33 anni, residente a Morino, era arrivato all’ospedale in gravi condizioni, con il volto tumefatto ed ecchimosi in varie parti del corpo, affermando di essere caduto in una scarpata. Era stato necessario il ricovero urgente in prognosi riservata a causa delle ferite riportate. Così L.D’A., 63 anni, e A.D’A. (32), sono stati condannati per quell’episodio a due anni per lesioni aggravate. L’accusa aveva chiesto quattro anni di reclusione. Erano stati arrestati qualche settimana dopo la lite. Tutto era nato dalla proprietà contesa di un forcone per il fieno. Il giovane, difeso dall’avvocato Leonardo Casciere, si presentò all’ospedale di Avezzano in gravi condizioni. Ai genitori aveva raccontato, perché secondo i carabinieri minacciato dagli aggressori, di essere caduto in una scarpata. Secondo la ricostruzione dell’accusa, invece, i fatti andarono diversamente. Pare che quel giorno il giovane rivendicò la proprietà di quel forcone ai vicini. Loro, di tutta risposta, sempre secondo la tesi accusatoria, lo picchiarono a sangue gettandolo in un fosso poco distante. Fortunatamente il giovane, nonostante le ferite e le disabilità, ebbe la lucidità di rialzarsi e di trascinarsi fino a casa dove c’erano i genitori ad aspettarlo. La versione del giovane e della sua famiglia non convinse però i carabinieri. Scattarono quindi le indagini che, alla fine, portarono ai due arrestati. Condannati a sei mesi di reclusione per favoreggiamento personale R.R. (45) e T.G. (59). La sentenza è stata emessa dal giudice del tribunale di Avezzano Emilio Bernardini. Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Antonio Milo, Mario Petrella e Fernando Romano, Anselmo Del Fiacco.