Lo scenario è lunare. E quando si arriva davanti a uno dei versanti più affascinanti del Monte Sirente, l’atmosfera di mistero comincia già a farsi sentire, prepotente, diffusa nell’ambiente. Solo a qual punto, camminando ancora verso sud ovest, spunta il misterioso cratere.
Le origini sono ancora incerte e il dibattito della comunità scientifica è ancora aperto. Ma l’ipotesi che si tratti di un cratere meteoritico è quella più battuta. Il cratere del Sirente, con un diametro di circa 130 metri, si trova a 13 chilometri dal comune di Secinaro, nel cuore dell’entroterra abruzzese. Si sarebbe creato dopo un meteorite del diametro di circa 10 metri caduto 1500 anni fa. La sezione del cratere è infatti quella tipica scavata dai proiettili cosmici.
Ma il fascino di questo luogo arriva da lontano e si impregna di storia. Potrebbe trattarsi, secondo una delle correnti che cerca di spiegarne la formazione, il fenomeno astronomico osservato da Costantino il Grande e dal suo esercito prima della battaglia di Ponte Milvio.
Ci sono ancora dubbi sul piccolo lago stagionale abruzzese. C’è però una certezza. Quel posto è coinvolgente. Gli odori, il silenzio, i giochi di luce sull’acqua e la consistenza del suolo catturano chi arriva per la prima volta in quel luogo seducente, coinvolgente, quasi intimo. Di posi così ce ne sono pochi nel mondo e di quei crateri se ne trovano 150 in tutto il pianeta.
Il macigno di composizione metallica, grande come un tir, dopo aver vagato nello spazio per secoli, è arrivato sul pianeta Terra. Mentre l’Impero Romano d’Occidente si sfaldava lasciando campo aperto alle invasioni dei barbari, l’asteroide ha scelto l’Abruzzo per spegnersi nell’infinito del tempo. Quello che rimane è uno spettacolo per gli occhi e per il cuore, per la mente e per l’anima.
A lasciarci questo patrimonio scientifico e culturale fu l’intuito del geologo svedese Jens Ormo, arrivato in Italia per un soggiorno di studio nell’Università di Pescara. Rimase colpito dal fatto che quel laghetto presentava un bordo rialzato tutto attorno al perimetro, una struttura tipica dei crateri provocati dall’impatto di una meteorite. Lo studioso riescì a coinvolgere Angelo Pio Rossi e altri studiosi italiani in una campagna di ricerche volte a ricostruire la morfologia del cratere e la natura del terreno. Venero eseguiti carotaggi e analisi per stabilire l’età dell’impatto. Le datazioni radiometriche con la tecnica del carbonio 14 indicano un intervallo di tempo fra il 300 e il 400 dell’era cristiana.
Oggi è un luogo da visitare, dove poter riflettere sul tempo, sull’universo, sulla storia e sul futuro. Forse non sapremo mai la verità su questo luogo circondato dal mistero. Solo uno scavo più profondo potrebbe consentire il ritrovamento dei frammenti di meteorite sopravvissuti alla vaporizzazione e permettere di scoprire la sua provenienza. Ma il Parco ha sempre vietato scavi più profondi. Il segreto resta.
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