Avezzano. In queste settimane le aziende stanno ottemperando al loro obbligo, previsto dalla legge, di comunicare al sindacato il dato relativo al 2020 sul ricorso al lavoro in somministrazione. Analizzando questi dati la Fiom – Cgil si è chiesta “se gli accordi di prossimità sottoscritti nei mesi passati in alcune aziende del territorio marsicano da organizzazioni sindacali diverse dalla Fiom-Cgil abbiano davvero prodotto l’effetto atteso o non abbiano piuttosto favorito la precarizzazione del lavoro.
Si direbbe che gli accordi di prossimità siglati da tali organizzazioni sindacali stiano producendo esattamente ciò che la Fiom-Cgil, in perfetta solitudine, va da tempo denunciando: è in atto un processo che prolunga nel tempo e senza riserve la condizione di precarietà di tanti lavoratori.
Attraverso i suddetti accordi di prossimità, quelle poche aziende metalmeccaniche del territorio che pure avrebbero le condizioni industriali per assumere in maniera stabile hanno piuttosto preferito percorrere la strada di derogare alle leggi e ai contratti, spingendosi in qualche caso a proporre ripetutamente a lavoratori affamati di lavoro contratti della durata di pochi giorni, purtroppo incontrando la resistenza della sola FIOM-CGIL.
Per effetto di queste deroghe le aziende hanno di fatto la possibilità di potersi avvalere liberamente di forza lavoro precaria e, per come sono articolati gli accordi di prossimità, la scelta di certe organizzazioni sindacali di sottoscrivere le deroghe in essi contenute ha addirittura precluso la l’opportunità per i lavoratori coinvolti di poter far valere il proprio sacrosanto diritto alla stabilizzazione.
La legge e i contratti già prevedono di per sé la possibilità di ricorrere al lavoro a tempo determinato diretto o in somministrazione purché in presenza di valide motivazioni (come ad esempio un picco produttivo temporaneo e non programmabile) e nel rispetto di certi limiti di tempo e di quantità. Se un’azienda non si trova in questa circostanza e, infatti, ricorre costantemente e massicciamente a manodopera aggiuntiva perché di fatto ha dei veri e propri posti di lavoro da dover occupare, secondo la FIOM andrebbe responsabilmente spinta ad assumere personale in maniera stabile, e non “aiutata” a derogare alla legge e ai contratti.
Un sindacato dovrebbe mettere a fuoco che ostacolare certi rischiosi processi serve anche per costruire un tessuto industriale più solido, nell’interesse di tutta la collettività”.
Siccome non è mai troppo tardi, l’appello che la FIOM rivolge alle altre organizzazioni sindacali è quello di rivedere la loro posizione rispetto agli appetiti di certe aziende su contratti precari a volontà e di fare fronte comune a difesa di un’occupazione stabile sia nell’interesse dei lavoratori e del territorio, sia per prevenire insidiose logiche di contrapposizione tra lavoratori stabili e lavoratori precari all’interno di una stessa realtà industriale, che le aziende potrebbero imporre a loro mero vantaggio.