Avezzano. Teatri d’Abruzzo narra Galileo Galilei al Teatro dei Marsi – venerdì 20 Aprile alle 21.00 – con uno spettacolo, opera di Bertolt Brecht; certamente il dramma più rappresentato nei teatri d’Europa, che è considerato il testamento spirituale dello scrittore tedesco, in cui la vicenda umana, storica ed ideologica del matematico pisano, che ha rivoluzionato il pensiero scientifico e filosofico degli ultimi quattro secoli, viene raccontata e interpretata attraverso parole, musiche e audiovisivi; evidenziando quale sia stata la portata rivoluzionaria del suo pensiero che ha modificato radicalmente il nostro modo di vedere la realtà. Galileo scopre che la terra non è al centro dell’universo, ma solo un pianeta tra molti altri che girano intorno al sole. Non è il primo a dirlo ma, con l’aiuto del telescopio, è il primo a poterlo provare. L’opera brechtiana va letta come “parabola della luce”: dapprima l’immagine luminosa che deriva dalla certezza di Galileo di trovarsi in un’era in cui le nuove scoperte porteranno luce e verità attraverso l’affermarsi della ragione. Ma la forza che ne scaturisce non basta a far cambiare antiche convinzioni. L’immagine luminosa si confonde, emergono zone buie, ombre lunghe, imperscrutabili, la certezza si trasforma lentamente in dolorose illusioni. Galilei osserva cose mai viste, ma si vede, suo malgrado, sprofondare nelle tenebre. Nella ragione e nella visione uscirà sconfitto. Ma con il suo libro, che scrive in segreto, e con i suoi allievi, che vanno all’estero, sopravvivono le sue idee. Nel momento in cui Galileo smentisce le proprie convinzioni, per paura delle torture, un suo allievo deluso esclama: “Disgraziato il paese che non ha eroi!”, mentre Galileo risponde: “Felice il paese, che non ha bisogno di eroi!”. Brecht non ama l’eroismo, preferisce la furbizia. Galileo è consapevole del fatto di avere una sola vita e vuole godersela, ma al tempo stesso non vuole, ad alcun costo, rinunciare alla verità. “Meglio avere le mani sporche che non le mani vuote” fa dire in un altro momento a uno dei protagonisti di questo dramma. É un opera coinvolgente e convincente, un’opera sulla responsabilità e sul destino della scienza che, anche oggi, non ha perso in attualità di contenuti. Nello spettacolo dei Teatri d’Abruzzo dieci attori/macchinisti raccontano la parabola umana di Galileo incarnado ogni figura della commedia, agendo in quella straordinaria officina/ laboratorio che è il palcoscenico.