Carsoli. “E’ in pubblicazione sull’albo pretorio del Comune di Carsoli l’avviso del 23 novembre 2020 relativo a Mutamento destinazione d’uso di un’area per utilizzo per stazione radio base per telefonia mobile, finalizzata alla alienazione, a seguito della proposta di acquisto da parte di una società di telecomunicazioni, attualmente concessionaria della stessa area per la quale paga regolare canone di concessione.” Così inizia la nota stampa pervenuta a firma dell’intero gruppo “Unione Civica per Carsoli” che di seguito prosegue integralmente:
La procedura ha qualcosa di incredibile ed è impostata in modo completamente distorto travalicando le competenze del Consiglio e rilevando un inesistente interesse pubblico.
L’art. 42 del D.lgs.vo 267/2000 all’art. 42, lettere l afferma in modo chiaro ed inequivocabile che il Consiglio ha competenza in tema di “acquisti ed alienazione immobiliari ……”.
Per quale motivo si è deciso impropriamente di stravolgere la procedura pubblicando un avviso per sdemanializzare l’area, con un cambio di destinazione d’uso e procedere alla successiva alienazione verificando solo, in un secondo momento, la volontà del Consiglio Comunale?
Il fatto che tutti siano allineati e coperti giustifica un simile comportamento ed indirizzo dell’amministrazione?
Oltretutto, in modo distorto ed incoerente, il responsabile del servizio urbanistico si avventura nel rilevare un fantomatico interesse pubblico confondendo l’interesse pubblico con la funzione pubblica della fornitura di reti e servizi di comunicazione.
Cosa c’entra la finalità pubblica con la proprietà dell’area?
Che collegamento può esserci tra la funzione espletata dalle società di comunicazione e l’installazione di apparecchiature elettroniche in terreni comunali da dare in concessione, come è attualmente, piuttosto che da alienare?
Più che interesse pubblico noi sospettiamo che in tal modo si tuteli fortemente un interesse privato a danno dell’interesse pubblico. Nell’interesse di chi?
Pur di giustificare la sdemanializzazione propedeutica alla vendita, il funzionario arriva ad affermare che “l’immobile è ubicato in zona impervia nella frazione di Pietrasecca, ormai non più utilizzabile per le finalità collettive del demanio pubblico” dimenticando, assolutamente, la strategicità di quell’area per tutte le società di telecomunicazioni e non solo per poter garantire il segnale e la continuità di esso sul tratto autostradale. Forse è proprio per tale motivo che in quell’area i canoni di concessione sono più elevati ed ora viene manifestato l’interesse ad acquistare.
O si pensa che le società di telecomunicazione siano diventate all’improvviso dei benefattori della collettività e non perseguano più la logica del profitto?
E che potrebbe succedere domani con riguardo agli altri concessionari qualora la società oggi promittente acquirente dovesse concedere l’utilizzo dell’area ad un canone più basso rispetto a quello oggi praticato dal Comune?
Noi immaginiamo benissimo cosa accadrebbe: il privato, in forza della piena proprietà dell’area, produrrebbe lauti incassi che verrebbero sottratti al Comune, quindi, alla collettività dei cittadini di Carsoli, cui resterebbero solamente i vincoli e le onde elettromagnetiche.
Lo stesso dicasi per le nuove esigenze del mercato delle telecomunicazioni in relazione alla necessità di coprire quel tratto autostradale: radio, 5G, ecc.,
E tutto ciò senza ulteriori approfondimenti su implicazioni concernenti il fatto che l’area ricade in una zona riservata e protetta.
Nell’avviso il responsabile parla di un continuo e decrescente interesse per questa tipologia di atti da parte dei gestori di stazioni basi di telefonia cellulare; analizzando i dati economico-finanziari si evince che il prezzo di vendita, compreso servitù di passaggio, cavidotti ed elettrodotti, ammonterebbe ad Euro 53.500,00 a fronte di un canone annuale, stranamente ed immotivatamente omesso nel corpo dell’avviso, pari ad euro 6.000.
Quale immobile oggi garantisce una rendita dell’11,2% annuo, nonostante i ribassi di canone consentiti dall’amministrazione Nazzarro in questi ultimi anni. Ed allora per quale motivo, anche sotto l’aspetto finanziario, il Comune deve vendere l’area impegnandosi ad effettuare tutte le attività propedeutiche per alienarla?
Come mai un canone che ammontava a 9.000€ annui con scadenza 30/11/2021 è stato in data 27/07/2020 ridotto a 6.000€? Nell’atto si parla di reciproco interesse e di comune accordo. Quale era il reciproco interesse? Ridurre l’importo allungando la durata contrattuale al 31 dicembre 2028. Ed allora per quale motivo, a distanza di pochissimo tempo si rimette in discussione il tutto? In pochi parole la società prima ha ottenuto la riduzione del canone a fronte dell’allungamento di durata ed adesso chiede di diventare proprietaria con l’importo dei canoni che dovrebbe pagare nei prossimi 9 anni contrattuali.
L’Ente pubblico, per sua natura, deve perseguire la tutela dell’interesse pubblico e, soprattutto, dei propri cittadini e, per questo, abbiamo richiesto all’amministrazione di ritirare immediatamente l’avviso, in autotutela, e stiamo valutando se inviare la relativa documentazione alle autorità competenti ed alla Corte dei Conti per la valutazione e l’approfondimento della situazione che non ci lascia assolutamente tranquilli.
Ci meravigliamo che l’assessore al bilancio non abbia fatto dei semplici calcoli che qualsiasi privato farebbe ma, soprattutto, ancora una volta abbiamo la conferma di come possa modificarsi completamente l’atteggiamento di chi, per molto tempo, si è artatamente costruito un’aura di fustigatore e controllore di comportamenti non proprio ortodossi da parte di qualcuno e che, oggi, in poco più di due mesi da amministratore ha rivelato il vero volto e l’immediata assuefazione ed allineamento al potere, infischiandosene degli interessi dei cittadini.”