L’Aquila. Continuano i racconti sulla malagestione dell’emergenza sanitaria nel territorio aquilano. Questa volta, il racconto è di una giovane ragazza al quinto mese di gravidanza che denuncia le difficoltà e i disagi per effettuare un tampone all’Aquila. “La scorsa settimana ho iniziato ad accusare diversi sintomi referenti al coronovirus e ho avuto la necessità di effettuare un tampone. Dopo le comunicazione al medico di base, la Asl non mi ha nemmeno contattato, per cui ho deciso di andare ad un drive-in privato. Mi aspettavo un’organizzazione efficiente, vista la cifra versata.
Invece no. Cento euro per un test molecolare e ho dovuto effettuare una fila di quattro ore al drive-in dell’Aquila”, commenta, “sicuramente il momento è decisamente difficile per tutti, ma se devo anche pagare una somma così elevate, è possibile che nemmeno i privati si siano organizzati per gestire le code considerando delle corsie ad hoc per donne in stato di gravidanza, così come anche per persone disabili? A Roma, tutti i privati si sono organizzati, solo qui, purtroppo sembra di vivere nel terzo mondo”.