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Infiltrazioni camorristiche in Valle Roveto, nelle indagini anche l’incendio al night di San Vincenzo

Magda Tirabassi di Magda Tirabassi
7 Ottobre 2020
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San Vincenzo Valle Roveto. Un incendio che aveva provocato allarme sociale, intimorendo l’intera comunità del piccolo paese immerso nel verde della Valle Roveto. Era l’8 novembre del 2018 quando andò alle fiamme il night “Millenium” a San Vincenzo Valle Roveto, il locale fu completamente distrutto dal rogo.

Inizialmente si pensò anche a un corto circuito ma fu un’ipotesi che fu smontata brevemente.

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A finire in carcere per il reato di incendio doloso in concorso sono stati Marco De Silvio, detto “Bullone”, sorano di 34 anni e  Luciano Tersigni, sorano, detto ‘Ciano’, 26enne, coinvolti nell’indagine di “Ultimatum al crimine”.

I due, insieme a una terza persona, ancora non identificata, secondo i poliziotti e i finanzieri che ieri mattina hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, sono i responsabili di quell’incendio che procurò preoccupazione e paura in tutta la Valle Roveto.

Quella sera, per domare le fiamme, intervennero diverse squadre di vigili del fuoco, in quanto la struttura, andata poi completamente distrutta, si trovava immersa nella natura.

Le indagini che hanno portato agli arresti di ieri mattina sono partite nel 2018, inizialmente coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cassino, hanno la loro origine in alcuni arresti per spaccio e da diversi sequestri di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente avvenuti nella città di Sora.

Sin dall’inizio dell’attività di indagine emerse che i singoli episodi di spaccio erano riconducibili ad una vera e propria organizzazione malavitosa, ben strutturata e diffusa sul territorio sorano ed in stretto contatto con gruppi malavitosi stanziati in territorio campano, ed in particolare nei quartieri Scampia di Napoli e Bronx di San Giovanni a Teduccio, dai quali avveniva l’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti.

Il trasporto veniva effettuato da appositi corrieri che, per eludere eventuali controlli, si alternavano nel tragitto dalla Campania al basso Lazio, fino al territorio sorano, dove la sostanza stupefacente veniva smistata e stoccata in diversi luoghi nella disponibilità del sodalizio, il principale dei quali costituito da un impianto di autodemolizione di materiali ferrosi.

Non solo droga, nel Sorano alcuni degli indagati erano leader del settore delle pompe funebri. Usavano trasportare i defunti su una Porsche e una Maserati. I funerali li offrivano a meno della metà rispetto ai concorrenti.

Il vero guadagno arrivava dallo spaccio ma all’apparenza la residenza in Ciociaria era motivata dall’attività di Onoranze Funebri. Nell’indagine è rimasto coinvolto anche un pizzaiolo di 45 anni di San Vincenzo Valle Roveto, Aurelio Di Francescantonio.

Data la gravità dei reati contestati, la direzione dell’attività investigativa passò poco dopo per competenza alla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica del Tribunale di Roma.

Lo sviluppo delle indagini, condotte in sinergia dalla Squadra Mobile e, soprattutto per gli aspetti finanziari, dal Gruppo della Guardia di Finanza di Frosinone, anche attraverso l’utilizzo di sofisticati mezzi tecnici, ha consentito di individuare due fazioni, una facente capo ad una famiglia di origini campane, trasferitasi a Sora nei primi anni novanta, ed una seconda di carattere prettamente locale, al cui vertice vi erano pregiudicati sorani.

I due gruppi, dopo un primo periodo di collaborazione reciproca nell’acquisto e nello spaccio sulle varie piazze del sorano, del cassinate e della provincia dell’Aquila, entravano in un secondo momento in contrasto tra loro dando vita ad un vero e proprio scontro finalizzato ad acquisire il monopolio dell’attività di spaccio nel territorio sorano.

L’attività investigativa eseguita dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza, difatti, aveva consentito di procedere, già nella fase delle indagini, all’arresto di ulteriori 16 persone, alla denuncia di 12 persone ed al sequestro di oltre kg. 25 di sostanze stupefacenti costituite da cocaina, hashish ed eroina, circostanze che originavano nelle due organizzazioni sospetti reciproci ed attriti, innescando una vera e propria guerra tra bande, sfociata in atti intimidatori ed episodi di estrema violenza che hanno visto protagonisti i soggetti posti ai vertici delle due parti, affiancati dai rispettivi accoliti.

Durante l’attività degli inquirenti è emerso chiaramente che, mentre il gruppo di spaccio “locale” aveva posto tutte le proprie energie nell’attività di spaccio, gli associati della fazione di origini campane avevano esteso i propri interessi a vari ambiti, infiltrandosi nel tessuto economico sociale in maniera spregiudicata e violenta.
In particolare i vertici dell’associazione gestivano anche un’attività di pompe funebri che si era ingrandita velocemente, ascesa che era stata possibile grazie ai guadagni dell’illecito traffico di sostanze stupefacenti – quantificati in oltre 9.000 euro su base settimanale – che venivano successivamente reimpiegati anche nell’attività dell’azienda funebre, la quale poteva così offrire a bassissimo costo servizi con auto di lusso, peraltro senza adempiere agli obblighi di presentazione delle dichiarazioni fiscali. L’obiettivo era quello di monopolizzare il mercato delle pompe funebri, mettendo economicamente in ginocchio le attività preesistenti e cercando di vincere la resistenza dei concorrenti con gravi atti intimidatori. Nello scorso mese di maggio, infatti, i tre destinatari del provvedimento di fermo che è stato eseguito contestualmente alle odierne ordinanze di custodia cautelare, hanno fatto rinvenire di fronte all’ingresso di un esercizio di pompe funebri una testa di maiale, gesto dalle chiare connotazioni mafiose.

A conclusione delle indagini, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma ha emesso un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 27 soggetti, di cui 17 in carcere e 10 agli arresti domiciliari, nonché dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza nei confronti di un ulteriore soggetto, ed ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta e per equivalente di 40 mila euro.

Gli agenti della Squadra Mobile hanno dato esecuzione anche a 3 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto emessi dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cassino, facenti riferimento ad un altro filone d’inchiesta.

Alle operazioni hanno preso parte le unità cinofile antidroga del Gruppo della Guardia di Finanza di Formia e del Reparto Cinofili della Polizia di Stato di Nettuno, gli elicotteri del I^ Reparto Volo della Polizia di Stato di Pratica di Mare e del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Civitavecchia, nonché equipaggi del “Reparto Prevenzione Crimine Campania” della Polizia.

 

Leggi anche:

La mano della camorra in Valle Roveto, arrestato pizzaiolo: come copertura anche le pompe funebri low cost

 

Tags: incendio san vincenzo valle roveto
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