Una dei fuori programma più riusciti andati in scena durante Gironi Divini 2020 – la kermesse enologica che ha premiato a Tagliacozzo alcuni dei migliori vini d’Abruzzo, con la partecipazione di quasi 50 delle migliori cantine regionali – è stato quello dedicato agli amari “d’autore”. La proposta è partita da Fabrizio Sabatini, noto distributore di food&beverage locale, che col suo nuovo brand di famiglia Bere Lab ha intenzione di rivitalizzare tutto il settore dell’Aquila e provincia: un approccio nuovo e centrato su un’offerta a tutto tondo, che comprenderà anche formazione e supporto alla gestione di eventi (leggi qui per approfondire). Quello di Tagliacozzo è stato un piccolo esperimento (cui auspichiamo un seguito più strutturato…) per presentare ad un pubblico di appassionati una selezione dei migliori amari che Bere Lab ha nel suo ricco paniere di prodotti.
Troppo spesso, il ruolo dell’amaro, è stato ridotto a quello di un banale fine pasto, dove, bene che ci va, ci viene offerto un prodotto commerciale che ruota sempre intorno agli stessi 7-8 marchi ultranoti. Bevande che spesso di amaro hanno ben poco, essendo ingentiliti con dosi massicce di zuccheri, che li rendono più universalmente piacevoli, ma che li banalizzano e li omologano.
Bere Lab ha voluto allora mostrare ai propri ospiti come l’amaro possa essere invece “diverso”, più autentico, fedele a ricette antiche, magari tramandate da generazioni, e con un equilibrio e una espressività delle varie componenti aromatiche che possono sorprendere.
Gli amari proposti da Bere Lab
Amaro Barrique 2.0 Chaberton della Distilleria Erboristica Alpina (Dealp)
Chaberton è la montagna che chiude la Val di Susa dalla Francia e identifica la linea di prodotti più territoriali di questa nota distilleria piemontese. Il Barrique 2.0 è il più “morbidone” del gruppo, ma anche uno dei più complessi. Lo zucchero c’è, e si sente, ma poi bei rimandi erbacei, caramello, miele di castagno, vaniglia, frutta secca e un ventaglio di aromi e sapori che il passaggio in legno rende davvero intrigante. Restiamo nella categoria dei “comfort drink” ma il risultato è apprezzabile (ed è piaciuto molto ai presenti).
Amaro Zanin 1895
Da una distilleria storica del Veneto, assai apprezzata per le sue grappe. Un prodotto pulito, equilibrato, frutto di una ricetta antica dove le spezie e le botaniche sono ben fuse in un abbraccio alcolico tutto sommato delicato, impreziosito da un’aggiunta di brandy. Anche questo si presenta in maniera abbastanza “easy”, ma lo stacco rispetto a prodotti più commerciali è netto.
Amaro Succi di Erba Volant
Qui si sale di livello e, scusate il gioco di parole, si “volant” in alto. Ispirato all’antica ricetta dei fratelli Succi di Nizza Monferrato, è un rigorosissimo amaro d’erbe in cui la particolarità, evidentissima al naso, è la presenza di cardo gobbo. Qui siamo ad una bevuta per duri e puri, senza alcuna concessione a dolcezze fuori luogo. Se amate gli amari …amari, questo fa per voi!
Amaro Zarri di Villa Zarri
Qui sono poco obiettivo, perché Guido Fini Zarri è uno dei più grandi distillatori italiani (suo il miglior brandy in circolazione) e per un appassionato come me è un mito. Non sapevo che facesse anche amari e ringrazio Fabrizio per avermelo fatto provare. Prodotto mediante infusioni a freddo in alcol di 28 pregiate erbe e radici aromatiche dal gusto amaro ed elegante, fra le quali il rabarbaro, l’assenzio, la liquirizia, la menta, la china, la genziana, la scorza di arancio amaro e dolce e tante altre. Che dire? Pulizia, garbo, equilibrio, classe, con tutti gli ingredienti perfettamente dosati e ben avvertibili. Non è “duro” come il Succi, ma ha una bevibilità estrema che appassiona sia l’intenditore che il bevitore più distratto.