Avezzano. Nel mentre l’emergenza Coronavirus si appresta a entrare nella sua seconda fase, tra polemiche e dibattiti serrati circa la sua applicabilità, il mondo della cultura inizia a leccarsi le ferite che, col passare dei giorni, diventano sempre più profonde. Questa crisi sanitaria non solo ne ha azzerato garanzie sul futuro, per lo meno quello che vede nei prossimi dodici mesi il suo orizzonte di fattibilità, ma ha fatto calare su di esso una coltre di fumo denso che si antepone a prospettive e margini di rilancio. Ad oggi no, non vi sono certezze sul come e sul quando ripartire. Si dovranno attendere ancora diverse settimane, prima di arrivare a proposte concrete e, si spera, risolutive almeno in parte.
Nella Marsica il Teatro dei Marsi è forse la realtà culturale che col passare degli anni è cresciuta di più, arrivando a certificare una propria autorevolezza grazie a eventi di rilevanza nazionale, tanto nell’ambito musicale quanto in quello teatrale, degnamente supportati dall’universo spettacolo e intrattenimento capace di dare man forte con appuntamenti sporadici ma di grande spessore. Ora è tutto fermo. Inevitabile. Ma da dove ripartire? E come? Ne abbiamo parlato con alcuni protagonisti che da anni, all’interno del teatro marsicano, esercitano la propria attività.
Gabriele Ciaccia, Il Teatro dei Colori: “Ci aspetta una nuova storica sfida che modificherà il senso della nostra comunicazione, del nostro senso di identità collettiva, questo è il momento della condivisione. Al futuro incerto e senza definizioni temporali ora si aggiunge anche una non definizione spaziale, quello che per noi è un modello spazio-prossimale ora può diventare uno spazio-distale. Ebbene, che sia la sfida. Nella storia il teatro è rimasto vivo perché si è modificato non solo d’abito ma anche nei modelli aggregativi. Un bambino tanti anni fa mi disse che il “Teatro luoghizza”. E pensando ai bambini noi tutti, oggi il pensiero va a Sepulveda, quante volte ho messo in scena “la Gabbianella…” Ma per il Teatro dei Marsi bisogna tornare a un’idea di necessario coordinamento, le validissime proposte vanno armonizzate in un grande sforzo di promozione e comunicazione, per offrire agli spettatori di ogni età, per ogni passione e gusto artistico, nuovi ed avvincenti viaggi. E’ una sfida che tutti dobbiamo raccogliere e in primo luogo la nuova futura amministrazione, per formulare una necessaria equipe di progetto nuova e vincente. Io sono qui, ci sono sempre stato”
Antonio Silvagni, Teatro Lanciavicchio: “La difficoltà è per noi enorme dal fatto che il Teatro Lanciavicchio, com’è noto, non riceve alcun tipo di sovvenzione statale o regionale, quindi quando l’attività si ferma, si ferma tutto davvero, non avendo il supporto economico di cui altri enti riescono a godere nel campo dello spettacolo. Quello che non si ferma per fortuna- ed è quello che mantiene bello giovane il Teatro Lanciavicchio nonostante i 40 anni di attività in campo nazionale- è la voglia di creare e di pensare al teatro come una forma necessaria di comunicazione e di incontro, per la società e per l’individuo, e un luogo in cui entrambi dialogano e si migliorano. In questo momento stiamo cercando di reagire facendo nuovi progetti, nuove produzioni, proposte ma il teatro più di ogni altra arte ha bisogno del contatto umano dell’interazione tra coloro che agiscono e tra chi agisce e chi guarda, senza questo non crediamo di poter parlare di teatro. Certo i video e gli interventi social, possono servire a ricordare che c’è stato e che crediamo fortemente ci sarà ancora il teatro, è resistito a tanti momenti difficili e continuerà ad esistere, ma cambiato spero, come tutti noi”.
Lino Guanciale, stagione di Prosa: “Ad ora non abbiamo ipotesi concrete. Vi sono serie difficoltà economiche legate all’ammortizzazione sociale del momento. E’ necessario ripartire prima della desertificazione teatrale e culturale del Paese. Chi si occupa di teatro e stagioni artistiche sta continuando a fare il suo mestiere, cerca di programmare la prossima stagione come fatto negli anni precedenti nell’attesa che vengano comunicate le direttive da parte del Governo che comporranno lo scenario con cui fai i conti. La Prosa al Teatro dei Marsi sta facendo lo stesso. Lavoriamo al prossimo cartellone, e siamo già a buon punto, ricco di artisti importanti con un investimento di risorse molte convinto da parte dell’amministrazione. A breve configureremo la proposta, all’interno della quale rientrano i recuperi degli spettacoli persi quest’anno. Appena avremo lo coordinate giuste, capiremo come muoverci. La cultura è la terza area produttiva in Italia e adesso è quella a maggior rischio desertificazione”.
Più sintetico e attendista Massimo Coccia, direttore artistico di Harmonia Novissima che al Teatro dei Marsi porta in scena la stagione musicale: “Attendiamo direttive nazionali, in particolare modo dal Ministero Mibact. Prefigurare scenari è azzardato, troppi profeti in circolazione”.