#ParrocchiaLive si sposta a Villavallelonga. Oggi a fare compagnia ai lettori della nostra rubrica c’è don Carmine Di Bernardo, parroco della parrocchia di Santi Leucio e Nicola di Villavallelonga
1.Da quanto tempo si trova in questa parrocchia? “Sono stato nominato parroco della Parrocchia dei Santi Leucio e Nicola in Villavallelonga da Sua Eccellenza Monsignor Pietro Santoro Vescovo di Avezzano il 1 Ottobre 2015. Giorno in cui ricorre la memoria di Santa Teresa di Gesù Bambino Vergine e Dottore della Chiesa, patrona delle Missioni.”, ci racconta don Carmine, “Questa data è per me importante perché Santa Teresina mi ha accompagnato nel periodo del Seminario e continua ad essermi vicina nell’esercizio del mio ministero di parroco nella via della piccolezza e dell’infanzia spirituale.”
2.In un mondo in continua trasformazione, quale approccio utilizza oggi per dialogare con la comunità? “L’approccio è quello che ci consegna la Chiesa come madre e maestra. Proprio come una madre che ascolta, comprende, perdona, e che cerca di nutrire i propri figli con l’alimento spirituale della preghiera, la Parola e i Sacramenti. Questo nella pastorale ordinaria: facendoci vicini ai bambini dell’oratorio, alle loro famiglie, alle realtà più vulnerabili quali gli anziani a casa o nella residenza San Rocco a Collelongo. Come Chiesa in uscita; visita agli ammalati, alle famiglie in festa o in lutto e per le benedizioni. Cambia il mondo e il modo di concepirlo, cambiano i paradigmi, ma il cuore dell’uomo, le sue inquietudini e le sue aspirazioni più alte sono sempre le stesse!”
3. Che tipo di rapporto ha instaurato con i giovani del paese? Di amicizia, di simpatia, di verità e tanto rispetto. Diverse sono le occasioni e opportunità che mi permettono di stare con loro. I momenti col gruppo delle catechiste, del coro giovanile e i ragazzi della Cresima. Capita di trovarmi anche al di fuori per momenti di convivialità gioiosa: vedere una partita, oppure ad una festa di laurea. Prezioso il rapporto con le giovani coppie in cammino per il matrimonio o i battesimi. Ancora quando celebriamo le Feste del paese o dei nostri Santi Protettori o organizziamo la Passione Vivente. Tutte opportunità di stare in mezzo a loro e di crescere insieme.
4. Qual è il carattere identitario della parrocchia? Se dovesse scegliere un aggettivo per descriverla quale userebbe? “Tradizione”. Basti pensare alla Feste in onore a Sant Antonio Abate con le caratteristiche Panarde e ai Santi Patroni. Tanti ritornano in queste occasioni, diversi anche da oltre Oceano, attratti dal desiderio di rimanere legati alle proprie radici culturali e religiose.
5. Quali sono le difficoltà che si riscontrano nella gestione di una parrocchia? “Condividendo le esperienze con i miei confratelli si riscontrano le stesse difficoltà: la prima difficoltà è quella di far comprendere che la Fede è una realtà diversa dalla tradizione! Non basta ricevere i sacramenti per dirsi cristiani, dire: “Io sono cristiano ma non pratico” non significa assolutamente nulla! È come un marito che dice alla moglie che la ama però non gli va di vivere con lei! Non ha senso! Non basta organizzare una Festa in onore ad un Santo per dirsi cristiani, ma bisogna cercare di vivere nella propria vita quello che il Santo ci ha insegnato con la sua testimonianza di fede. Si fa difficoltà a vivere il rapporto con il Signore come una relazione viva, dinamica, che ha bisogno di cura e dedizione. Da molti la fede, è concepita in modo individualistico, si prega per conto proprio. Una fede che si affida al sentimentalismo, prego quando mi va, quando me la sento di entrare in Chiesa. Una fede opportunistica: chiedo al Signore senza che Lui possa esigere nulla da me, sono spesso preghiere di richiesta nei momenti di malattia, di lutto, di problematiche famigliari o sul lavoro. Noi parroci abbiamo molto da camminare con le nostre comunità. Per primi sforzandoci di testimoniare la bellezza della vita vissuta con Gesù, secondo la Sua Parola di speranza e fiducia.”
A domenica prossima con un nuovo appuntamento di #ParrocchiaLive