Avezzano. “Non abbiamo mai omesso di comunicare notizie di reato di nostra conoscenza all’autorità giudiziaria”. Lo hanno affermato due dei tre agenti coinvolti nell’inchiesta della procura di Avezzano su un presunto scambio di favori tra uomini della polizia stradale di Avezzano e alcune aziende di trasporto del territorio.
I due agenti sono stati ascoltati dal pubblico ministero Lara Seccacini, titolare dell’indagine affidata alla polstrada dell’Aquila. Tramite i loro legali, Antonio Milo e Pietro Antonio Palladini, i due esponenti delle forze dell’ordine indagati, Sandro Franchi, ispettore superiore, e Vincenzo Onofri, anche lui agente della stradale, hanno chiesto di essere ascoltati dalla pubblica accusa per chiarire la loro posizione.
“Hanno contestato fermamente le accuse di aver omesso di denunciare dei reati” ha spiegato l’avvocato Milo “che in gran parte si fonda sull’interpretazione di alcune intercettazioni che molte volte possono avere un significato alternativo”. I poliziotti hanno inoltre ribadito di aver agito sempre “con massima rettitudine e nel superiore interesse dello Stato”. Per la tesi accusatoria, ci sarebbero state mancate comunicazioni all’autorità giudiziaria di diversi reati, tra cui l’alterazione da parte di alcune aziende del funzionamento dei cronotachigrafi sui loro mezzi mediante l’utilizzo di magneti.
Nell’inchiesta è accusato anche l’ex comandante della polizia stradale di Avezzano, Giuseppe Esposito, che però deve rispondere del reato di corruzione continuata in concorso. Secondo l’accusa, avrebbe ricevuto “utilità e in particolare rifornimenti gratuiti di carburante per uso personale” per omettere “controlli su strada e verifiche con eventuali contestazioni di violazioni amministrative” durante l’attività di trasporto merci. Avrebbe poi ricevuto, sempre secondo l’accusa, aperitivi, caffè e sigarette, tagliandi e cambi di pneumatici sulla propria auto.