Avezzano. Il tribunale lo ha assolto dall’accusa di peculato mentre il reato di atti persecutori è stato prescritto. Era accusato di stalking nei confronti di una donna di Avezzano con la quale aveva avuto una relazione. Alla fine della loro storia, le aveva fatto, secondo la procura, più di 1.000 telefonate con il telefono di servizio e quindi era finito sotto processo anche per peculato.
Il processo era a carico di maresciallo dei carabinieri di Ovindoli, Giovanni Nardella, che a sua difesa aveva prodotto i tabulati telefonici con le chiamate ricevute dalla donna in numero di 17.935. Ora, davanti al giudice del tribunale di Avezzano, è stato assolto dall’accusa di peculato, mentre il reato di stalking è andato prescritto. La vicenda che ha visto protagonista l’allora comandante della stazione dei carabinieri di Ovindoli risale al 2010 e nei confronti dell’appartenente all’Arma la Procura della Repubblica di Avezzano lo accusò anche di sostare insistentemente vicino all’abitazione della dona, di recarsi nel suo negozio e di seguirla sul luogo di lavoro.
“Circostanze queste”, ha affermato l’avvocato difensore Roberto Verdecchia, “che non hanno trovato nessun pieno riscontro processuale, visto che le telefonate effettuate tra le parti erano sostanzialmente reciproche, anzi a dismisura la donna aveva modo di effettuare punti di accesso maggiori rispetto all’uomo, e che gli altri episodi sono rimasti non pienamente provati”.
Il reato di stalking è andato prescritto mentre per quello di peculato il Tribunale di Avezzano in composizione collegiale, presieduto dal giudice Zaira Secchi (Maurizio Sacco e Marianna Minotti a latere), ha riconosciuto che il danno patrimoniale arrecato all’ente di appartenenza non è stato un danno patrimoniale apprezzabile. Ha così accolto la richiesta del pubblico ministero, Lara Seccacini, e del difensore, così come l’attuale indirizzo delle Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione.