Carsoli. Indagini, campionature, monitoraggi, radielli, toluene, odori molesti, olezzi nauseabondi, puzza di bruciato e di sostanze chimiche. Parole ricorrenti che da tempo caratterizzano una problematica che sta generando non poche preoccupazioni tra la popolazione del comprensorio zonale che chiede risposte certe. Si sono svolti tavoli di approfondimento, incontri pubblici ed ora è stata anche sottoscritta ufficialmente la convenzione dei 4 sindaci (Nazzarro, Paraninfi, Sciò e Marzolini) dei comuni del comprensorio zonale con l’Arta per un monitoraggio che dovrebbe perdurare un mese intero ed il cui inizio è previsto tra una quindicina di giorni. Altre indagini che fanno seguito ad altre ed altre ancora su posizioni specifiche dove emergono ancora dati su dati. Il problema però resta tutto intero.
Ma negli ultimi rilevamenti pubblicati il giorno antecedente la sottoscrizione della convenzione (il 16 u.s.) di cui sopra, l’Arta ha evidenziato anche la presenza nell’aria di un prodotto di reazione nella sintesi di plasticizzanti, resine e polimeri,” a riprova – afferma l’Arta – che la qualità dell’aria della Valle del Cavaliere è soggetta dalla contemporanea influenza di molteplici attività antropiche”.
Orbene, le attività antropiche (ossia l’influenza delle attività umane produttive in generale) possono ledere la salute degli ecosistemi e, quindi, interferire con i beni ed i servizi da essi forniti; per questo è importante porre l’attenzione sulle relazioni tra ecosistemi, servizi ed il tessuto sociale in cui ricadono.
“Le informazioni raccolte dall’Agenzia – spiega l’Arta – sulla causa delle molestie olfattive presso la Piana del Cavaliere descrivono un fenomeno, complesso, intermittente e spesso confuso con molteplici altri eventi che impattano contemporaneamente un’area interessata per l’appunto da disparate attività antropiche (discariche, opifici, infrastrutture di trasporto, attività agricole, artigianali). Il quadro conoscitivo, dai contorni sfumati, complica l’individuazione delle strategie
analitiche più adatte alla identificazione dell’agente inquinante responsabile del disagio olfattivo
costringendo a ricorrere a metodiche analitiche a largo spettro di indagine.
Anche la mancanza sul territorio di presidi tecnici capaci di interventi tempestivi di
protezione e prevenzione ambientale rende più difficile affrontare il fenomeno che ha carattere
intermittente, transitoria ed occasionale”. A questa carenza l’Arta avrebbe dunque cercato di ovviare con interventi d’iniziativa supportando la polizia giudiziaria che, dotata di strumenti di campionamento
istantaneo (Canister), ma non vi sono ancora risposte certe.
I dati raccolti dall’Agenzia consentono di concludere che i picchi di concentrazione di
sostanze nell’aria sarebbero coincidenti alle segnalazioni di molestia perché si presentano in condizioni di scarso rimescolamento atmosferico, “ma al momento – spiega l’Arta – non è ancora possibile individuare le cause del disagio olfattivo il cui meccanismo non è ancora chiarito”.
Solo dubbi, ipotesi e misteri per un problema ancora tutto da chiarire. L’unica certezza sono gli odori talvolta con sentori chimici, altre volte con sentori di plastica bruciata la cui descrizione potrebbe far pensare ad una degustazione olfattiva ma di scarsissimo gradimento popolare propinata ad insaputa di tutti. Da chi, dove, come e perchè?