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L’ampliamento degli impianti da sci di Ovindoli torna in Regione, Wwf: opera inutile, va fermata subito

Redazione Attualità di Redazione Attualità
29 Settembre 2019
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Ovindoli. Realizzare degli impianti da sci dei Campi della Magnola è un’opera inutile e dannosa. A puntare il dito contro il progetto è il Wwf per il quale “la realizzazione di impianti da sci dei Campi della Magnola, nel Comune di Ovindoli e nell’area di interesse naturalistico ZPS IT7110130 denominata “Sirente Velino” sarà oggetto di nuove valutazioni, il 30 settembre da parte del comitato VIA e il 17 ottobre in una conferenza di servizi.

Il progetto era già stato analizzato dal Comitato VIA che ne aveva rinviato l’esame per la necessità di integrare la documentazione progettuale. Il WWF aveva inviato le proprie osservazioni, così come molte altre associazioni ambientaliste e gli Enti di riferimento. Il Comune di Ovindoli ha nel frattempo presentato controdeduzioni e integrazioni, inserendo minimi miglioramenti. Dalla lettura dei documenti appare tuttavia evidente che le criticità ambientali non vengono risolte e rimane tutta l’assurdità della realizzazione di un’opera impattante in un’area dalle molteplici valenze ambientali e naturalistiche.

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L’opera prevede, ad esempio, la rimozione della copertura vegetale, oggi costituita da habitat e specie di pregio e come misure di mitigazione propone idrosemina e rotoballe: soluzioni di incerta riuscita!

Le considerazioni espresse per l’Orso bruno marsicano continuano a essere insufficienti a scongiurare disturbo nei confronti di una specie ad altissimo rischio. La zona di intervento si trova tra due aree di presenza dell’Orso e si andrà certamente a creare disturbo. Sostenere che l’impatto sulla specie a seguito della realizzazione delle opere sia modesto o contenuto appare quantomeno azzardato, visto che la frammentazione dell’habitat è considerata tra i maggiori fattori negativi in assoluto. Considerato il precario stato di conservazione, non ci si può certo permettere di sottrarre habitat, anche fossero mediamente idonei, perché sono fondamentali per l’Orso che per sopravvivere deve necessariamente ampliare il proprio areale.

Con la nuova proposta di progetto restano in piedi tutte le criticità anche rispetto a un’altra preziosa specie protetta, la Vipera dell’Orsini, considerata rara e minacciata, presente nel nostro Paese soltanto in poche località dell’Appennino centrale tra Abruzzo e Marche e senza dubbio il serpente italiano che corre i maggiori pericoli di estinzione. L’impatto diretto sulla Vipera dell’Orsini è accertato e dichiarato anche nello Studio di Impatto Ambientale del proponente il progetto, dove si ammette che “Gli impatti diretti più importanti riguardano l’uccisione diretta degli individui a causa della movimentazione della terra con i mezzi meccanici”. Si azzarda l’ipotesi, che accompagna anche la nuova proposta, di catturare le vipere (impresa di per sé vietata, dannosa e comunque ardua data la cripticità della specie), spostarle altrove, senza indicare dove, e poi ricollocarle in situ al termine dei lavori, misura che è in ogni caso del tutto irrealizzabile oltre che contraria alla normativa vigente e al buon senso e, dunque, non risolve l’impatto sulla specie tutelata. Anzi l’iniziativa è a tal punto dannosa che contro questo progetto si è mossa a suo tempo persino una società scientifica, la Societas Herpetologica Italica.

Abbiamo elencato solo alcuni dei danni più macroscopici che il progetto può provocare su habitat e specie tra i più rappresentativi e protetti della nostra Regione. Il vero nodo è tuttavia proprio la scelta politica alla base del progetto: come è possibile continuare a spendere soldi della collettività in impianti di risalita in un territorio che, inevitabilmente, nei prossimi anni sarà sempre meno innevato in conseguenza dei cambiamenti climatici in atto? Eppure chi propone l’impianto è evidentemente consapevole di questa criticità, tant’è vero che il progetto stesso prevede la possibilità di innevamento artificiale. Una “soluzione” che peggiorerà ulteriormente la situazione. L’altopiano delle Rocche, per la propria conformazione carsica, è caratterizzato da scarso deflusso superficiale e sottrarre acqua per “spararla” con i cannoni da neve potrebbe determinare serie criticità anche per l’approvvigionamento potabile. Tutto questo viene semplicemente ignorato nel progetto che propone oggi di attingere l’acqua dalle condotte esistenti, in alcun modo sufficienti per sopportare questo prelievo, e in futuro di realizzare nuovi pozzi per prelievi dalla falda sotterranea, provocando così ulteriori danni all’ambiente e al delicato ecosistema montano, con possibili disagi per le popolazioni.

A fronte di tutte queste considerazioni il WWF Abruzzo ha inviato una nota al Comitato VIA e a tutti gli Enti interessati dalla conferenza di servizi perché rigettino il progetto anche con le nuove integrazioni, in linea con le finalità istitutive degli Enti, che sono la tutela di habitat e specie e la conservazione dei servizi ecosistemici per il bene di tutti.

Dichiara Filomena Ricci, delegato regionale del WWF Abruzzo: “Sottrarre beni comuni come il suolo o l’acqua per opere che non hanno alcun interesse pubblico né reali benefici per la comunità, in nome di una visione antica e superata dello sviluppo della montagna, non può essere in alcun modo condivisibile. La gestione delle aree montane è questione ben più complessa e richiede interventi e linee di programmazione e di investimento legate all’unico bene certo di questi territori: l’attrattività ambientale che peraltro può portare turismo tutto l’anno. La facile strada della realizzazione di impianti da sci che nel giro di poco tempo potrebbero risultare obsoleti e non utilizzabili, come accaduto già altrove in Abruzzo, non porta da nessuna parte, arreca danno e fa spendere inutilmente enormi quantità di denaro pubblico”.

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