Collarmele. I proprietari dei terreni attraversati dalla condotta idrica contestata protestano e chiedono in Comune che “si proceda senza indugio nel dare seguito all’ordinanza di demolizione del maggio 2015”. I possessori dei terreni interessati dall’attraversamento della conduttura realizzata nel Fucino contestano inoltre la posizione della ditta Lago D’Oro. Che ha parlato della sentenza come un “precedente pericoloso”.
“Di pericoloso”, affermano tramite i loro legali Salvatore Braghini e Renzo Lancia, “c’è soltanto l’iniziativa dell’azienda che ha realizzato l’opera contro la volontà dei proprietari. I proprietari si sono riuniti e hanno chiesto formalmente che “il Comune di Collarmele, a seguito della definizione del giudizio con la sentenza del Consiglio di Stato in data 28 marzo, dia seguito con urgenza all’ordinanza di demolizione della conduttura abusiva”.
Secondo i legali, “che quella condotta fosse abusiva emerge chiaramente sin dalla sentenza del Tar dell’Aquila del febbraio 2018 che, nel rigettare il ricorso presentato dall’azienda, stabilisce senza mezzi termini che ‘si tratta di opera priva di titolo autorizzatorio e quindi abusiva. E ugualmente abusivo è l’attraversamento della strada comunale non autorizzato’”.
“Il Consiglio di Stato“, evidenziano gli avvocati, “ha affermato la non riconducibilità della maxi-condotta a una precedente, contraddicendo la tesi dell’azienda proprio alla luce dell’istruttoria compiuta nel corso della causa davanti al tribunale di Avezzano che nella sentenza del 2018 non afferma in alcun modo che i lavori eseguiti dalla società siano un ripristino di una condotta preesistente”.
I giudici hanno, quindi, concluso che “la società ha realizzato un impianto irriguo nuovo sotterrato, certamente senza alcun titolo edilizio, con l’attraversamento della strada comunale Spineto e di fondi di proprietà di terzi, senza l’assenso dei privati e senza che sia stata domandata l’autorizzazione all’amministrazione”. “Questo”, concludono i legali, “è il vero precedente pericoloso, non la sentenza”.