Avezzano. Segregate in casa, picchiate e abusate dal padre e patrigno. E’ quanto denunciato nei confronti di un marsicano che dovrà dovrà presentarsi davanti al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Avezzano, Maria Proia, per rispondere di violenza sessuale e altri reati. Sotto accusa anche la mamma delle due ragazze che sarebbe stata complice del compagno, in alcune occasioni, di maltrattamenti. Lei, inoltre, pare venisse picchiata. L’avezzanese, secondo la tesi accusatoria, legava al divano le due ragazze mentre la compagnia di lui non c’era, per poi violentarle.
Un incubo, quello vissuto da due ragazze di 14 e 16 anni, costrette a subire per mesi gli abusi sessuali e le violenze dei genitori. I due coniugi, residenti in un comune della Marsica, sono accusati di numerosi reati dalla Procura della Repubblica di Avezzano, pm Lara Seccacini, che ha concluso le indagini sui presunti atti di violenza chiedendo il rinvio a giudizio su cui il giudice deciderà il 18 giugno prossimo. Devono rispondere anche di ingiurie, percosse e lesioni.
Le violenze erano anche botte. Secondo quanto emerso dalle indagini, infatti, le ragazze, la figlia e la figliastra dell’uomo, venivano prese a schiaffi e calci, oltre a essere torturate anche con utensili da cucina, come cucchiai in legno, bastoni delle scope e mattarelli. Venivano minacciate in modo da rendere la loro convivenza con i genitori dolorosa e intollerabile. Non avevano neanche la forza di reagire o di denunciare l’accaduto.
I servizi sociali hanno fatto emergere questa presunta situazione surreale, vissuta all’interno delle mura domestiche. Il padre, secondo quanto accertato, a volte si ubriacava, ma indipendentemente dall’effetto dell’alcol, le picchiava, prendendole anche a calci e pugni. La stessa sorte toccava anche alla compagna, che veniva aggredita davanti agli occhi delle figlie minorenni terrorizzate. Spesso l’uomo danneggiava gli arredi dell’abitazione, gettava a terra bottiglie di birra e altre suppellettili trasformando la casa in un campo di battaglia.
Il degrado regnava in casa. Sia il padre che la madre non contribuivano adeguatamente alla cura e all’igiene delle figlie, non provvedevano a farle mangiare, lasciandole frequentemente a digiuno, né le sottoponevano ai necessari accertamenti medici, oppure alle terapie da somministrare loro, come quella per l’ipoglicemia, le convulsioni e le allergie alimentari. Una vita durissima, ai limiti della sopravvivenza, quella che erano costrette a vivere le ragazze, che non potevano avere neanche una vita sociale. Venivano lasciate sole in casa per tutto il giorno e anche di notte e chiuse a chiave nelle loro stanze erano costrette a pulire la casa.
Erano schiavizzate, secondo l’accusa, le due ragazze che dovevano portare la legna e, nel caso in cui non avessero provveduto in tal senso, venivano picchiate duramente e chiamate «bestie». Non starebbero proprio così le cose secondo i difensori dei due genitori, gli avvocati Mario Flammini e Andrea Tinarelli, secondo cui “si tratta solo di ipotesi che dovranno trovare conferma nelle opportune sedi anche alla luce delle contraddizioni emerse tra le due ragazze nel corso dell’incidente probatorio”.