San Benedetto. Raid razzisti con il pestaggio di uno straniero e l’investimento con l’auto di un altro connazionale. Sono queste le accuse nei confronti di sei giovani marsicani, cinque di San Benedetto e uno di Pescina. Il pubblico ministero, Maurizio Maria Cerrato, titolare dell”inchiesta, ha chiuso le indagini preliminari riguardo a presunte aggressioni messe in atto nei confronti di due marocchini. Tra loro figura anche un carabiniere, accusato fra l’altro di avere abusato delle proprie funzioni pubbliche, e Fabio Mostacci, il giovane implicato nella vicenda della morte di Collinzio D’Orazio, per il quale la procura sta indagando per omicidio contro ignoti. Sarebbe stato lui per l’accusa a investire uno dei due immigrati.
La vicenda dei «raid razzisti», compiuti con «assoluta brutalità morale» da coloro che volevano vestire i panni dei «giustizieri», agendo nei confronti di stranieri non comunitari «con evidente volontà di rinfocolare i conflitti razziali che covano sotto la cenere in tutto il territorio marsicano» fecero scalpore. In quel periodo, la tensione per la vicenda immigrazione in paese, e in tutta la Marsica, era molto alta. Gli episodi contestati risalgono ai giorni precedenti a ferragosto del 2013. Sotto accusa, oltre a Mostacci, 27 anni, ci sono Dionisio Toracchio (30), Mario Porreca (24), Nello Del Gizzi (27) , Christian Iacobacci (25), tutti di San Benedetto, e Alessandro Ferzoco (41), il carabiniere di Pescina. Le accuse, per tutti, vanno dalle lesioni volontarie all’incendio doloso, con l’aggravante di avere agito in incitamento all’odio razziale e per futili motivi. Coinvolto anche un altro giovane, all’epoca minorenne, per il quale sta procedendo il Tribunale dell’Aquila.
Secondo l’accusa fu cosparsa di benzina incendiata l’auto di un marocchino, investito il giorno dopo perché aveva denunciato i presunti autori del rogo. Violenze che avrebbero portato a picchiare con violenza anche un altro straniero. L’indagine è coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Maurizio Maria Cerrato che ha concluso le indagini.
L’episodio scatenante furono le rimostranze della moglie marocchina di uno degli aggrediti, K.S., 40 anni, per gli schiamazzi notturni prodotti da un gruppo di giovani che non faceva dormire il figlio piccolo. Il marocchino intervenne a difesa della propria moglie e del piccolo figlio insultati, ma venne picchiato e l’auto che aveva in uso venne presa a sassate. Fu costretto a rifugiarsi in casa, ma mentre contattava il connazionale proprietario della macchina, ‘auto fu data alle fiamme. Tutto ciò mentre venivano pronunciate le frasi: “negro, schiavo, figlio di puttana, vi ammazziamo tutti”.
Mostacci, la notte del 12 agosto, secondo l’accusa raggiunse lo straniero, che nel frattempo aveva denunciato tutto ai carabinieri, investendolo volontariamente con la propria auto per poi tornare sui luoghi dell’investimento colpendolo con calci e pugni e procurando ad A.B., 42 anni, delle lesioni sul corpo giudicate guaribili in trenta giorni. Un’accusa aggravata dal fatto di essere stata messa in atto al fine di conseguire l’impunità del delitto di incendio. Dopo le indagini dei carabinieri, il pm Cerrato, stilò un’articolata richiesta di misura cautelare in regime di detenzione domiciliare poi emessa dal giudice per le indagini preliminari Maria Proia con l’accusa di lesioni aggravate in concorso, incendio aggravato in concorso, con l’ulteriore circostanza aggravante di avere agito per motivi razziali. Gli accusati sono difesi dagli avvocati Antonio Caputi, Anselmo Del Fiacco, Filippo Trinchini, Berardino Terra, Pasquale Milo, Quirino D’Orazio e Mario Flamini. Le parti offese sono assistite dagli avvocati Luca e Pasquale Motta.