Avezzano. Via libera alla “liberalizzazione” delle aperture nei centri commerciali. Accuse ai sindaci di Avezzano, Carsoli e Scurcola Marsicana da parte della Confesercenti preoccupata per i risvolti che si avranno nella piccola distribuzione. “Non avevamo dubbi, i sindaci sono stati velocissimi dando subito via libera alla totale deregolamentazione del regime fin qui vigente in materia di orari e aperture domenicali e festive dei negozi commerciali”. Lo affermano Alfredo Pagliaro e Carlo Rossi, presidente e direttore della Confesercenti provinciale. “La legge è legge e va rispettata”, affermano, “per noi è sempre stato così ed anche se il Decreto Salva Italia, del Governo Monti, concede alle Regioni novanta giorni di tempo per adeguarsi, riteniamo che ciò non possa scalfire la perentorietà della normativa statale. Ai Sindaci ed a tutti coloro che stanno facendo dell’Abruzzo la “regione delle grande distribuzione” vogliamo però rivolgere alcune domande. In Abruzzo sono presenti 385 metriquadri di grande distribuzione ogni mille abitanti, ben 200 in più rispetto alla media nazionale ed il dato sui consumi dice chiaramente che in questa regione ampi settori sono già concentrati nella grande distribuzione: nel settore food la GDO detiene il 90 per cento delle quote di mercato, nel settore non-food arriva ormai al 55 per cento. Pensate veramente che questa sia la strada migliore per le imprese e per i consumatori? Liberalizzare vuol dire spostare altre quote di consumi verso i centri commerciali o pensate veramente che queste misure servano a rafforzare il pluralismo distributivo che preveda una vitale e competitiva compresenza di superfici di vendita piccole, medie e grandi? Piuttosto il rischio che si corre ora è quello di impoverire il modello di pluralismo distributivo, che è invece fattore di concorrenza e di qualità del servizio. Veramente si può ipotizzare che, tanto più in una condizione di conclamata recessione, la crisi strutturale dei consumi e le difficoltà delle famiglie possano trovare risposta nella liberalizzazione di orari ed aperture degli esercizi commerciali”. La Confesercenti ritiene sbagliata questa scelta perché non riconosce i livelli di servizio assolutamente “europei” che ha già oggi il commercio italiano con le tredici ore di servizio giornaliero e con ampie deroghe domenicali e festive; La Confesercenti parla di “una evidente invasione di campo da parte dello Stato che limita l’autonomia in materia di programmazione commerciale da parte delle regioni; perché mette in discussione sia il recente Statuto delle Imprese che lo stesso Statuto dei Lavoratori: è chiaramente insostenibile la condizione del “sempre aperti” che piace così tanto ai nostri sindaci – 365 giorni all’anno e 24 ore al giorno – da parte delle imprese commerciali di minori dimensioni che si troveranno strette nella morsa tra la rinuncia al diritto al riposo e alla vita familiare, da una parte, e la dolorosa rinuncia all’attività dall’altra”. “La nostra preoccupazione”, affermano Pagliaro e Rossi, “è arrivata a livelli di guardia e le annunciate liberalizzazioni per i saldi e le vendite sottocosto rappresenterebbero una ulteriore stangata a danno di consumatori e PMI del settore distributivo. Unica speranza resta il ricorso di alcune regioni alla Corte Costituzionale, confidiamo che a queste si unisca anche l’Abruzzo”.