Tagliacozzo. È polemica sull’ordinanza di chiusura dello storico stadio “Leo Attili” di Tagliacozzo, disposta nei giorni scorsi. I consiglieri comunali Vincenzo Montelisciani e Romana Rubeo esprimono dubbi sulla necessità e sulla opportunità di questa drastica iniziativa.
“Nei prossimi giorni approfondiremo la questione prendendo visione di tutta la documentazione ricevuta e prodotta dal Comune”, hanno commentato gli esponenti dell’opposizione, “già oggi però siamo nelle condizioni di esprimere più di qualche fondata perplessità sull’atteggiamento e sulle scelte politiche che hanno portato fin qui. Non è possibile, infatti, declamare in ogni occasione l’autonomia della maggioranza e il suo potere di esprimere una linea politica, per poi trincerarsi dietro i tecnicismi e il qualunquismo quando una decisione genera imbarazzi e malcontento.
Ci chiediamo se quello che dispone la chiusura del Leo Attili perché manca un certificato sia lo stesso Sindaco che ha organizzato una mostra aperta al pubblico nello stabile diroccato della vecchia piscina comunale, senza uscite di sicurezza né pavimento, con cavi elettrici scoperti e ferri che spuntavano fuori dai muri; lo stesso sindaco che in quella mostra, che si svolgeva in un locale che peraltro risultava senza bagni, senza la messa a terra della corrente elettrica, senza estintori ha fatto lavorare gli studenti minorenni dell’alternanza scuola lavoro.
Ci chiediamo se quello che dispone la chiusura del Leo Attili perché manca un certificato sia lo stesso Sindaco che aveva intenzione di far svolgere, ad agosto 2017, una festa in stile discoteca sempre nello stabile diroccato di Villa Bella. Una festa in cui centinaia di persone avrebbero ballato con musica a tutto volume, magari bevendo alcool. E ci chiediamo se il sindaco è lo stesso che in quella circostanza accusò le opposizioni di lavorare contro gli interessi del paese perché, come era loro diritto e dovere, si erano avevano rivolto un’interrogazione in cui chiedevano conto delle condizioni in cui versava lo stabile in termini di sicurezza delle persone.
Ci chiediamo se quello che dispone la chiusura del Leo Attili perché manca un certificato sia lo stesso Sindaco che si rifiutò di mettere subito in sicurezza i bambini che frequentano le scuole di Tagliacozzo, alle quali non manca solo un certificato che ne certifichi la sicurezza bensì, si noti la differenza, sono state certificate essere insicure. Lì il Sindaco dichiarò “non tamponabile” il rischio e chiese ai genitori che chiedevano sicurezza di assumersi la responsabilità di aspettare le calende greche del nuovo polo scolastico.
Ci chiediamo se quello che chiude il Leo Attili perché manca un certificato sia lo stesso Sindaco che ha tacciato di allarmismo e terrorismo le opposizioni quando queste hanno posto domande sul destino del Punto di Primo Intervento dell’Ospedale di Tagliacozzo, condannato a morte dal piano sanitario scritto dall’ex presidente della Regione Luciano D’Alfonso, sponsor politico di questa amministrazione comunale.
La risposta, dopo anni in cui Giovagnorio non ha fatto altro che raccontare ai tagliacozzani mezze verità e conclamate bugie, è semplice: la volontà politica del Sindaco è quella di dismettere il Leo Attili senza discutere con la comunità, senza vagliare soluzioni alternative, cercando di farla passare come una scelta ineluttabile; una volontà che nasce dalla scelta, pure questa non condivisa, di posizionare in quel sito il futuro campus scolastico: un’opera dalle coperture economiche incerte, sovradimensionata, che poteva e doveva essere pensato diversamente e altrove, e che comunque non risolverà tutti i problemi dell’edilizia scolastica”.