Capistrello. Il Caffè Letterario, promosso da l’isola che non c’è & democrazia partecipativa, riprende il suo cammino a Capistrello e riparte dal palazzo comunale. E’ prevista per venerdì primo marzo presso la sala consiliare del comune di Capistrello, alle 16.30, la presentazione dell’ultimo romanzo di Antonello Loreto, “Regina Blues”.
Antonello Loreto è uno scrittore aquilano, da anni trapiantato a Roma. Regina Blues è il suo terzo romanzo che segue “Un’altra scelta” pubblicato a marzo 2016 e “La favola di Syd” dell’ottobre 2014. Regina Blues è un intenso grido di dolore urlato in faccia a un destino inesorabile che, senza preavviso, cambia brutalmente il corso della vita di un’intera generazione nel pieno dei migliori anni. Regina Blues è tante vite che diventano una sola vita, è un inno all’amore, in tutte le sue più disparate forme.
Un destino beffardo, nella prima parte del romanzo, incombe implacabile al termine della descrizione di ognuna delle storie dei vari protagonisti che, come tessere di un puzzle, vanno a comporre il grande affresco di una comunità di provincia nel giorno della finalissima del torneo di calcio delle scuole. Finalissima in tutti i sensi, perché dopo quella, non ce ne sarà mai più un’altra.
Mentre il lettore scorre agevolmente le pagine, avverte in maniera intensa, la sensazione che qualcosa di brutto stia per succedere. Poco alla volta si materializza una strisciante inquietudine che fa da contraltare alle vicende scanzonate, a tratti esilaranti, dei personaggi, quasi tutti adolescenti alle prese con i primi amori e con le contraddizioni e i dubbi di anni spensierati che voleranno via improvvisamente.
L’autore riesce con notevole sapienza a combinare insieme ironia e sarcasmo con l’intensità di sentimenti delicati come l’amore omosessuale o l’amicizia pudica e cameratesca, fatta di sguardi fugaci e complicità. L’accostamento di vite che si intrecciano fra loro senza soluzione di continuità, nel corso dell’interminabile mattinata che precede la partita, conferisce al romanzo una straordinaria potenza narrativa.
La partita è l’approdo finale dove tutte le storie diventano una sola grande storia, la storia condivisa di un’intera comunità che restituisce quel senso essenziale e profondo di caducità all’esistenza di ognuno, quale parte essenziale del consorzio degli uomini. Notevole, per la struggente bellezza, lo sconfinato amore che trasmette ogni singola parola della citazione di Wystan Auden – Funeral Blues – Sette pagine dove i ricordi indugiano sulla tragedia mentre il tempo se ne sta lì, immobile, quasi a voler sentire più forte l’intensità di quel dolore.
Un dolore antico, come le pietre dei palazzi signorili ridotti in macerie, sacro, come le chiese rivolte al cielo, e crudele, come solo la terra sa essere, quando il suo urlo sinistro rimbomba nella notte del 6 aprile alle 3.32