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La diocesi di Avezzano festeggia i 10 anni della campana della pace e sabato ricorda il vescovo di Sarajevo

Redazione Attualità di Redazione Attualità
14 Febbraio 2019
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Avezzano. Attesi gli appuntamenti per celebrare il 25° Mese della pace, promosso e organizzato dalla Tavola della Pace di Avezzano. Sabato alle 16, il convegno nel Castello Orsini di Avezzano, con Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo, per dialogare sul tema della «Convivialità delle differenze». Il 17 febbraio, a 25 anni dalla prima marcia della pace e a dieci anni dalla posa della Campana della Pace di piazza Nardelli (gemellata con quella di Tirana in Albania), la grande Festa della pace 2019. L’appuntamento è alle 15, nel piazzale della parrocchia avezzanese di Madonna Del Passo. Da lì partirà il corteo che si muoverà lungo le strade di Avezzano fino alla Campana della Pace di piazza Nardelli. Saranno presenti il Vescovo, Pietro Santoro e il sindaco Gabriele De Angelis.

La festa è intitolata «Anch’io per la pace», in riferimento alle parole che il Papa rivolge in occasione della 52ª Giornata mondiale della pace. La fase di preparazione è frutto della collaborazione di tutti i membri della Tavola della pace. La Tavola della pace nasce da un’idea dell’Azione cattolica per coinvolgere le diverse realtà diocesane per l’organizzazione della Festa della pace e di altri eventi presenti nel corso dell’anno. È composta dall’Azione cattolica, dalla pastorale missionaria, dalla pastorale familiare, dall’associazione Rindertimi, dall’Agesci, da Migrantes e dalla Caritas.

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E’ stato realizzato un sussidio, scaricabile cliccando sul sito diocesidiavezzano.it, rivolto a bambini, ragazzi, giovani, adulti, a gruppi classe, scuole, parrocchie, associazioni e a chiunque voglia mettersi in gioco per migliorare il mondo, diventando costruttore di pace. Il sussidio è stato suddiviso in tre fasi con obiettivi comuni declinati per ogni fascia di età: nella prima fase l’attenzione viene posta sullo studio e sulla conoscenza della Carta costituzionale dei diritti umani e della Carta dei diritti dei bambini, proprio per ribadire i diritti fondamentali dell’uomo da cui partire, per mettere in atto opere di pace; nella seconda fase si riflette sulla denuncia delle ingiustizie sociali e della violazione dei diritti umani a cominciare dalla piccole realtà di comunità; infine il terzo momento suggerisce un’esperienza concreta in cui mettersi a tavola per camminare e costruire insieme nello spirito del rispetto e della convivialità delle differenze. Quest’ultimo tema sarà centrale nel convegno del 16 febbraio, alla presenza del vescovo Pero Sudar da Sarajevo. Il presule incontrerà nella mattinata una rappresentanza di studenti delle scuole superiori di Avezzano e parteciperà alla festa del giorno successivo. Con la Tavola della pace si vuole contribuire ad un progetto di pace che impegna tutti in prima persona. In concreto si propone di riprendere in mano, a 25 anni dall’avvio del progetto, il sostegno alle scuole interetniche di Sarajevo. Pero Sudar, promotore instancabile di questa esperienza, sostiene che la convivenza è la chiave del futuro del mondo; una convivenza vera, che non comporta una forma di omologazione, bensì si fonda sulla convivialità delle differenze, una reciproca disponibilità ad accettarsi e rispettarsi nelle proprie diversità. La finalità consiste nel motivare i ragazzi a perseguire la formazione accademica nel proprio paese, come speranza di un futuro migliore. (Stralci dal Testo di Alessandra Chiostri e Gianmarco Di Cosimo, tratto da Avvenire del 26 gennaio)

DIECI ANNI DI CAMPANA DELLA PACE

Nel 1997 don Antonio Sciarra (1937–2012), sacerdote missionario fidei donum in Albania, ebbe l’intuizione di chiedere ai suoi ragazzi albanesi (da lui denominati ed organizzati nel movimento “Ambasciatori di pace”), di raccogliere i bossoli dei colpi sparati durante la guerra e fonderli per ricavarne una campana della pace. Vennero raccolti 300 mila bossoli. Due anni dopo, i ragazzi di don Sciarra interpellarono l’allora presidente della Repubblica italiana, l’onorevole Oscar Luigi Scalfaro, che si assunse le spese per la fusione della campana, del peso di cinque quintali, che, nel suo interno conteneva quei bossoli. La campana, dopo essere stata presentata in tutte le province dell’Albania come speranza di una svolta nella storia del Paese venne collocata nel cuore della città di Tirana e il primo gennaio del 2000 suonò i suoi primi rintocchi davanti ad una immensa folla. L’otto febbraio di dieci anni fa, nella diocesi marsicana, grazie al dono di una campana da parte della parrocchia di Madonna del Passo alla città di Avezzano, fu inaugurata la campana della pace, in piazza Nardelli ad Avezzano, gemellata con quella di Tirana in Albania. La nostra campana in passato era stata utilizzata per scandire il lavoro dei contadini del Fucino; a sostenerla un monumento pensato dal professore Marco De Foglio, costituito da tre elementi ascendenti alla ricerca di un festoso equilibrio di suono, di forme e di colori. Tre colori che danzano sui rintocchi di una campana: il giallo del lampione irradia luce sul blu ed il rosso delle spire asimmetriche lo sviluppano. L’uso dei colori primari sta a testimoniare la tavolozza infinita delle differenze tra i popoli. Il giorno dell’inaugurazione più di 2000 persone dall’intera diocesi, si misero in marcia per raggiungere il luogo dove era stata posizionata; tra loro un delegato del sindaco di Tirana, l’ambasciatore albanese in Italia, il responsabile nazionale dell’Acr, i ragazzi albanesi “Ambasciatori di pace”, il sindaco di Avezzano e il vescovo dei Marsi, Pietro Santoro. Da allora la campana suona ogni anno durante la tradizionale Festa della pace diocesana, ma i suoi rintocchi sono tornati a farsi sentire anche per denunciare le situazioni di ingiustizia e di non pace che caratterizzano il territorio e il mondo in cui viviamo. (Testo di Enrico Michetti, tratto da Avvenire del 26 gennaio)

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