Giuseppina è la nonna degli italiani, o almeno di gran parte di essi, quella che da bambini ci raccontava le storie e gli aneddoti della famiglia. La nonna che parlava dei parenti e della guerra, di come la povertà non apparisse un problema piuttosto un motivo per stare uniti e aiutarsi a vicenda. Giuseppina è una donna del sud ma prima di tutto è una mamma e una moglie, quelle di altri tempi. Questa è la Giuseppina di Pierluigi Tortora e il suo spettacolo ormai decennale con più di 500 repliche alle spalle è stato apprezzato anche al nord, dove magari non si ha tutti giorni familiarità con un dialetto caldo ma deciso quale quello campano. E il pubblico della città di Avezzano, in occasione della stagione del Teatro Off al Castello Orsini, non poteva non farsi trasportare dalle emozioni di una volta, quelle che i bimbi di oggi, ahinoi probabilmente non proveranno mai. Nel monologo scritto a quattro mani con Matteo De Simone, Peppinella è una donna del sud, che ha vissuto quasi tutto il ‘900, forte e debole allo stesso tempo, umile e orgogliosa, legata alla sua terra, difficile e affascinante. Racconta la sua vita, fatta di piccole e grandi guerre e si relaziona con il mondo che cambia, con il progresso. Quello descritto da Giuseppina è il suo microcosmo che diventa macro perchè affine a tutte le donne e gli uomini come lei stupiti ed innamorati della vita.
Della scuola di teatro di Eduardo, Tortora si ispira per questo monologo alla sua maestra, sua nonna, che da piccino restava ad ascoltare per ore. Nasce così la voglia di mettere in scena quei racconti, quei ricordi e quelle storie con il solo ausilio di uno sgabello, di uno scialle annodato al collo, come si usava una volta, e del proprio talento, che di certo non manca. Da questo connubio non poteva che venire alla luce un prodotto teatrale eccellente e se la bravura di un attore è data dalle emozioni che trasmette al pubblico, allora si spiega il successo di un simile spettacolo e dei suoi autori.
Antonella Valente
Foto Marcello De Luca