Canistro. Il Tribunale amministrativo regionale ha accolto il ricorso della società Santa Croce, contro il provvedimento datato 21 agosto 2017, con il quale la Regione Abruzzo aveva disposto la decadenza della concessione della sorgente di acqua minerale Fiuggino di Canistro.
Una decisione assunta dopo la revoca, da parte dello stesso Ente, del diritto a captare nella sorgente più grande, la Sant’Antonio Sponga, atto che ha originato un serrato contenzioso, tuttora in corso. Il provvedimento della Regione è stato considerato dai giudici amministrativi “immotivato” e “abnorme”.
La Santa Croce ha ora diritto ad un congruo risarcimento danni per il periodo in cui è stata costretta a interrompere l’imbottigliamento: il Tar infatti ha condannato la Regione “ad un adeguato ristoro, non conteggiato nel ricorso, dei danni subiti, da stabilire attraverso una proposta ufficiale entro 60 giorni, trascorsi i quali il Collegio nominerà un Commissario ad acta perché provveda in via sostitutiva.
Il Tar aveva già concesso la sospensiva e sospeso l’effetto del provvedimento, in seguito alla quale la società era tornata ad imbottigliare. A rendere nota la sentenza, notificata il 31 dicembre scorso, è la società dell’imprenditore molisano Camillo Colella, proprietaria dello stabilimento di Canistro e del marchio di acqua minerale di livello nazionale. Nella stessa sentenza, il Tar ha condannato anche il Comune di Canistro al risarcimento delle spese legali, oltre 4 mila euro, avendo l’Ente nel costituirsi in giudizio, sostenuto di essere privo di interesse nella materia delle acque minerali.
“Continuano ad emergere le ragioni della mia società”, spiega il patron Colella, “e delle illegittimità commesse dalla Regione Abruzzo e dal Comune di Canistro. Nonostante tutto, vogliamo ripartire a pieno regime e rilanciare la produzione a Canistro e con essa l’economia del territorio, a tale proposito, sono fiducioso che la Regione nella sua dirigenza ‘sana’ possa sbloccare l’autorizzazione provvisoria della sorgente Sant’Antonio Sponga”.