Canistro. Il Tribunale del Riesame dell’ Aquila ha ordinato la riapertura delle linee di imbottigliamento nello stabilimento di Canistro di proprietà della società Santa Croce, con l’annullamento del decreto di sequestro preventivo emesso nei giorni scorsi dal Gip di Avezzano su richiesta della Procura del centro marsicano che indaga su una presunta miscelazione di acqua minerale delle due sorgenti, ‘Fiuggino’ e ‘Sant’Antonio Sponga’.
Lo rende noto la stessa società titolare del marchio nazionale di acqua minerale. Permane invece il sequestro preventivo, operato dalla Guardia di Finanza lo scorso 17 settembre, di alcuni lotti di bottiglie di vetro di acqua minerale del marchio Santa Croce con etichetta ‘Fiuggino’, della quale la società è concessionaria, a differenza di quanto accade con la Sant’Antonio Sponga, la cui revoca da parte della Regione Abruzzo è stata impugnata dal sodalizio del patron Camillo Colella che ha in atto un duro contenzioso nei confronti dell’ente regionale: in tal senso, il legale della Santa Croce, Roberto Fasciani, del foro di Avezzano, sta vagliando il ricorso in Cassazione.
“Abbiamo fatto chiarezza su questa parte e lo faremo anche sulla parte del sequestro delle bottiglie – spiega Fasciani – è un tassello importante a favore dell’azienda anche perché, come da subito c’era sembrato, la misura cautelare risultava eccessiva ed immotivata rispetto alle emergenze investigative ed alle finalità preventive. Sulle bottiglie valutiamo se ricorrere in Cassazione essendo peraltro fortemente discutibili i risultati delle analisi sui lotti in questione, disposte dal Pm, sulle quali non abbiamo potuto svolgere accertamenti tecnici più approfonditi visti i ristretti tempi del Riesame”.
Secondo Colella, “nelle carte dell’inchiesta ci sono documenti che dimostrano come il Comune di Canistro e anche la Regione, si stiano accanendo contro di me: infatti, in molti atti, l’Ente, attraverso il sindaco Di Paolo, sollecita la Procura ad assumere provvedimenti per l’ipotesi di reato dell’imbottigliamento miscelato, fatto assolutamente non vero. Il Comune ha spinto fortemente sull’acceleratore per fare in modo che la produzione nello stabilimento si fermasse: e questo, nonostante i progetti per la nuova concessione siano falliti, alla luce dell’abbandono di Norda e con la preziosa acqua che finisce nel fiume Liri da circa tre anni. Ma l’opinione pubblica ed i cittadini di Canistro hanno capito l’inganno”.