Collelongo. “Alle scuole elementari un mio tema da 10 e lode fece il giro della scuola, avevo descritto “un paesello dipinto col pennello” Collelongo, il luogo di nascita di mio padre.Tre sono i simboli di un paese:la piazza,la chiesa ed il cimitero. Allora e da sempre per me il cimitero, dove riposano i miei cari,è stato il luogo del ricordo, un giardino di pace, fiorito e silenzioso, così diverso dalle città dei morti di Roma o Napoli, così unico, speciale, rassicurante. Ora, in seguito alla delibera n.60 del 17/Luglio/2018, il comune ha deciso di “sfregiare” il vecchio cimitero costruendo tombe di tumulazione ed inumazione nei prati laterali all’ingresso,circondati da cappelle. Vado al Comune e chiedo “lumi”; nell’ufficio tecnico mi accoglie un giovane, chiedo venia ma non ne ricordo il nome”.
“Dovevamo trovare siti per l’inumazione – mi dice- e si è pensato al vecchio cimitero perché finora è stato risparmiato”. Francamente non pensavo che anche per i defunti si dovessero applicare i criteri del “politicamente corretto”. Con tanto spazio era proprio necessario scegliere quei siti che saranno ricoperti da ben 12 tombe per tumulazione e 32 per inumazione ricoprendoli interamente? Il regolamento cimiteriale, che non è nel sito né esposto in bacheca , quali distanze prevede da viali, passaggi e cappelle? Nei due metri che rimarranno davanti alle cappelle, chi accompagnerà il caro estinto all’ultima dimora dovrà disporsi ordinatamente in fila indiana per non calpestare le altre tombe? Ovunque nel mondo ciò che è antico viene protetto e curato, eletto a simbolo della storia e delle tradizioni di un luogo”.
“A Collelongo si è deciso di fare il contrario, si è scelto di sfregiare un’immagine sacra del paese senza rispetto per chi vi riposa,senza rispetto per il passato né per la “pietas” che l’intera comunità collelonghese riserva ai propri ed agli altrui morti, da tempo immemorabile. Una scelta scellerata, contro ogni logica di buon gusto e di stile urbanistico che vedrà i due verdi prati, che sono il biglietto da visita dell’antico cimitero,trasformati in un pavimento di tombe, in un’accozzaglia di lapidi.Senza passato non c’è presente e non c’è futuro, anche l’immagine della mia infanzia del giardino fiorito dove sereni riposavano i morti, sarà cancellata per sempre da un’orrenda e certo costosa colata di cemento. Nelle foto allegate la testimonianza di questo deprecabile scempio. Speriamo vivamente che possa essere fermato anche con l’aiuto delle vostre condivisioni e dei vostri commenti”.
Maddalena e Augusto Bellisario