Avezzano. La sua voce che risuona per l’ultima volta nel piazzale della chiesa sulle note di una canzone, quella cantata da lei nella sua band. E’ con il brano The Tinman che è stata salutata per l’ultimo viaggio terreno Valeria Guagnozzi, la cantante e chitarrista avezzanese morta a soli 31 anni durante il sonno.
Raccolti nel dolore di una scomparsa incomprensibile e inaspettata, che solo il tempo potrà alleviare, si è celebrata, ieri pomeriggio, nella parrocchia di San Pelino ad Avezzano, la cerimonia tra lacrime e musica. Nella chiesa gremita, la madre Antonietta, il padre Giovanni, i fratelli Francesco e Paola, il calore dei tanti amici e di tutti i presenti che hanno voluto salutare con la loro presenza quella ragazza sempre solare.
Un dolore “straziante e incomprensibile quello dei familiari”, secondo il parroco, don Antonio Allegritti, “che soltanto chi ha provato può capire. Proprio come quello di Dio per il suo Figlio. Ma il dolore si prova per il grande amore, perché Valeria era una ragazza che si faceva amare, sempre con il sorriso e di animo buono, profondamente buono”.
Resteranno le canzoni di Valeria, spesso riflessive, sempre dirette all’introspezione, come “Extremely reflexed in your mirror”, resteranno i suoi testi, mai banali e carichi di simboli e significati che vanno oltre l’apparenza, resterà la sua musica capace di rompere gli schemi, resterà la sua voce incisa per sempre nelle canzoni che scriveva, tipicamente grunge, a volte punk, ma spesso dolce e tenera, come a mostrare due volti della stessa medaglia, uno di facciata, più deciso e sicuro, e uno nascosto, più sensibile. Resterà poi l’affetto per il prossimo che, come ricordano gli amici, ha sempre mostrato indistintamente. E resteranno i ricordi, quelli veri, che hanno segnato il cuore di chi ha avuto la fortuna di conoscere Valeria e l’opportunità di condividere con lei momenti importanti della vita.