Avezzano. Dalle intercettazioni telefoniche effettuate dai carabinieri dell’Aquila nel corso dell’inchiesta vengono ricostruiti i ruoli e i compiti della holding della marijuana Lattari-Marsica da milioni di euro. L’operazione anti camorra ha portato all’arresto di otto persone con l’accusa di associazione finalizzata alla coltivazione e al traffico illecito di sostanze stupefacenti.
Le intercettazioni dimostrano che c’era dietro al cartello una vera organizzazione strutturata come una holding.
“Io a tuo marito gli ho dato trentamila euro per comprare il gasolio”, così Romeo Pane, uno degli arrestati, risponde al telefono all’abruzzese moglie dell’imprenditore che aveva il compito di coltivare la piantagione quando la donna gli chiede un prestito di denaro.
La captazione delle conversazioni “in transito sulle utenze in uso a Casillo Veronica e, soprattutto, a Scotto Di Gregorio Anna”, si legge nell’ordinanza, “rivelava immediatamente che l’attività in questione fosse stata organizzata e finanziata da personaggi dell’area campana, dediti a tale tipo di operazioni. Si tratta dei boss Antonino Di Lorenzo “o’ lignammone” e il suo sodale Ciro Gargiulo “o’ biondo”.
I due boss erano usciti lo scorso anno dal carcere Di Lorenzo e Gargiulo, dopo essere stati arrestati nel 2014 nel corso dell’operazione “Secundario” che portò in carcere 17 persone. In quella occasione la Guardia di Finanza scoprì un cartello di cinque clan che si erano alleati per esportare la droga ma anche per importare la cocaina dal
Venezuela, Spagna e Olanda.
Il cartello criminale era composto oltre che dal clan dei Monti Lattari con Di Lorenzo, Gargiulo e Ciro Orazzo (ucciso nell’ottobre scorso e nipote acquisito dell’anziano patriarca della camorra locale Catello Cuomo o’ caniello) vi erano anche i clan di Torre Annunziata, Torre del Greco, della Piana del Sele e di Andria in Puglia.
Il trasferimento nella Marsica arriva dopo che le aree della zona campana vennero scoperte. In quella circostanza infatti furono individuati diversi terreni, anche demaniali, utilizzati per realizzare la coltivazione della canapa indiana situati prevalentemente sui Monti Lattari, ma anche nella Piana del Sele e a Canosa di Puglia e Grottaglie, dove avveniva la semina e la successiva coltivazione delle piante di marijuana. Quindi furono costretti a trasferirsi pur di continuare la contivazione di piantagioni.
Messaggi in codice sono stati scoporti in una serie di intercettazioni sulle utenze in uso ai familiari in vari continenti. Lo scopo era quello di sfuggire, invano, ai controlli delle forze dell’ordine.
Il nuovo tentativo c’è stato dopo il sequestro e gli arresti del 2016. La banda non si è scoraggiata. Ancora un ennesimo tentativo di coltivazione, poi fallito, è stato fatto nel 2017, nelle campagne tra Scurcola Marsicana e Capistrello. E anche quest’anno gli indagati, monitorati dai militari, si sono mossi sin dal mese di gennaio alla ricerca di un terreno idoneo alla coltivazione di marijuana nelle campagne della Marsica.