Avezzano. Un campo coltivato dai migranti in via del Cerreto diventa la pietra dello scandalo e il corso di agricoltura sociale si trasforma in una insurrezione di alcuni residenti della zona: “abbiamo paura per le nostre figlie”, sarebbe la motivazione. In realtà i profughi dopo il lavoro del terreno insieme agli anziani contadini di Avezzano, vengono ripresi e riportati nel centro di accoglienza.
“Sei persone che stanno imparando un mestiere grazie a una convenzione con la Prefettura e tramite corsi socialmente utili”, spiega Gino Milano, fondatore della Rindertimi, “se un domani dovessero essere riconosciuti come richiedenti di asilo politico potranno fare qualcosa di utile. Oppure se tornano nel loro Paese non avranno perso tempo in Italia e potranno mettere in pratica nella vita quello che avranno imparato ad Avezzano. Abbiamo chiesto la collaborazione a dei contadini anziani che sono stati felici di insegnare quello che sanno a dei giovani. I ragazzi”, spiega però l’ex consigliere regionale Gino Milano, “vengono accompagnati sul posto e al termine dell’attività riportate nel centro”.
Gli operatori sociali del Centro di accoglienza richiedenti asilo hanno affittato un terreno per un corso a sei stranieri ospiti della struttura marsicana. Infatti l’agricoltura sociale sostiene l’inclusione socio-lavorativa dei migranti e non lo fa solo con la teoria ma mettendo in pratica i progetti, e dando strumenti concreti agli addetti del settore per elaborare percorsi lavorativi e di welfare in ambito agricolo. Per tale motivo gli organizzatori hanno dato vita a un corso che si è avvalso dei contributi di esperti locali, di esperienze sul campo ed esempi di buone pratiche provenienti dal Fucino, con focus sulle reti territoriali, normativa di riferimento e laboratori di progettazione partecipata. I residenti, però, forse non a conoscenza della tipologia di attività, temono che nella zona possa arrivare criminalità.